Percorso

Il “mondo sommerso” di Roberta Filippelli

E' algherese la vincitrice del primo premio per la fotografia della passata edizione del concorso indetto dalla Conservatoria delle Coste della Sardegna. "E' stato un caso, sono arrivata sulla spiaggia in cerca d'ispirazione...". L'intervista. di Anna Brotzu
Una dama elegantissima in costume da bagno e turbante rosa intenta a cancellare dalla spiaggia le tracce antropiche per restituirle la primigenia, incontaminata bellezza: l'immagine insolita, quasi surreale, della “Guardia Costiera” vista da Roberta Filippelli ha conquistato la giuria di “Visioni dalla Costa”. Vincitrice «a sorpresa, del resto piacevolissima» del primo premio per la fotografia, nella prima edizione del concorso indetto dalla Conservatoria delle Coste della Sardegna al suo esordio dietro l'obiettivo, l'artista algherese aveva già sperimentato altri linguaggi e tecniche nella sua approfondita e multiforme «indagine del mondo sommerso». Simbologie e temi ispirati agli abissi marini e le azzurre distese d'acqua dolce o salata ritornano nei suoi lavori: una per tutti la figura della “siresien”, declinata in un ciclo grafico-narrativo sulla libertà e i limiti sottesi ad una scelta artistica, accanto alle astratte trasparenze di “Splaash Vibrating Waves” e le inquietanti risonanze mitiche di “Blau Step Medusa”. Così la pittrice, autrice di installazioni e opere visionarie, curatrice e animatrice dello spazio espositivo “blublauerspazioarte” nella sua città, Alghero, dove tuttora vive e lavora, racconta la sua “Guardia Costiera”, quasi uno “scatto rubato” con cui, come recita la motivazione del premio, ha «saputo cogliere con ironia e leggerezza un gesto quotidiano e rassicurante, a margine della vita e del lavoro di una vera guardia costiera».

Guardia Costiera, la foto vincitriceLa foto è nata quasi per caso, da una folgorazione improvvisa mentre chiacchieravo con zia Stella nel “riservato” sotto il lungomare Valencia: improvvisamente, mentre lei seguiva il suo rito della passeggiata al mare, davanti ai miei occhi si è composto questo quadro, e non ho potuto fare altro che immortalarlo. La forza di questa immagine è, credo, proprio nella naturalezza e semplicità del gesto, e anche nella personalità di zia Stella, che si è prestata volentieri al gioco, lasciandosi ritrarre, tanto che poi è diventata la protagonista di una mia mostra a tema, “Umido sacchetto”.

Non senza una scintilla di umorismo...
Sì, certo. Ritengo che si debba cercare di affrontare l'esistenza nella sua complessità e con i suoi risvolti non sempre felici anche con un po' di allegria. Il che non significa dimenticare o sottovalutare i problemi, ma piuttosto valorizzarne anche gli aspetti paradossali e buffi, imparare a sorriderne senza lasciarsi sopraffare dalla tristezza, concedendosi un pizzico di leggerezza.

Con un tocco di femminilità

Quello è tutto di zia Stella! Ho tentato, e spero di esser riuscita a cogliere il carattere della protagonista, ed è proprio quel suo stile, quell'eleganza un po' stravagante, da “figlia dei fiori” unito alla sua sensibilità d'ecologista a rendere quell'immagine così particolare.

Roberta Filippelli fotografa per caso, quindi...
Ormai anche per passione. Mi son cimentata con la fotografia con la curiosità e il desiderio di sperimentare nuovi linguaggi, ed è stata determinante proprio l'occasione del concorso. In quei giorni stavo facendo una mia ricerca sui rifiuti per una personale nell'ambito della rassegna d'arte contemporanea “Frottole”, curata con Manuela Gandini, e sono arrivata sulla spiaggia in cerca d'ispirazione. Dopo quello scatto così fortunato, ho continuato, con una serie su “Zia Stella” nei panni di femme fatale (pubblicata su www.premioceleste.it) e i ritratti “privati” della cantante Franca Masu. Mi affascinano le persone, anche la gente comune, e le immagini del quotidiano, che racchiudono un'intera storia, pronta a svolgersi sotto i tuoi occhi come un film.

Quanto conta lo sguardo d'artista?
E' fondamentale. E' quella sensibilità che ti permette di riconoscere e mettere in luce i dettagli significativi, di trarre un senso da quello che ti circonda, con una personale chiave di lettura del mondo, e naturalmente ti apre universi fantastici.

Pibù e il nucleareCome quelli di “siresien” e Pibù... che però ha finito con l'occuparsi del nucleare
La mia “sirenetta” moderna vive tutte le metamorfosi di un fare artistico, con in più la scelta irrinunciabile di restare nel suo elemento fluido; e Pibù (che in un intervento di arte pubblica a Potenza campeggia sui manifesti a spiegare la delusione del vuoto e la pienezza di vita nella perfezione dell'uovo) si guarda attorno con tutta la curiosità e lo stupore di un bimbo un anno e mezzo. Era appena nato quando è sorta la questione delle centrali in Sardegna, c'è da stupirsi che non ne fosse troppo contento? E' cominciato un gioco di piccole provocazioni nella rete, poi Legambiente l'ha scelto come testimonial, e chissà che la sua voce infantile non arrivi a far riflettere i nostri governanti!

E qual è il suo rapporto, da donna e d'artista, per di più algherese, con la natura e le coste dell'isola?
Io amo molto il mare, specialmente d'inverno, questo oceano che ci circonda senza creare barriere insormontabili, con il suo “mondo sommerso” che corrisponde ad un universo interiore mutevole e affascinante. E credo che come la “Guardia Costiera” dobbiamo farci custodi di questa terra antica, rispettandone la bellezza un po' selvaggia, perché possa restare il più a lungo possibile incontaminata.
 
 
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