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Percorso

"Avatar" di James Cameron

 
''Avatar'' locandinaSì, va bene. Anche un bambino di dieci anni indovinerà dove andrà a parare il film dopo mezz'ora.
Sì, va bene. La storia è un sapiente mix tra "Second Life", "Balla coi Lupi" e "Pocahontas". Il tutto condito con robuste spruzzate di antimilitarismo, riconoscibilissimi riferimenti alle guerre per le risorse naturali ed ecologismo un tanto al chilo.

Sì, va bene. "Avatar" è una favoletta panteista che esalta la natura come una enorme rete  interconnessa dove tutto è divino, in un certo modo simile a La sottile linea rossa, anche se ovviamente molto diversa dal capolavoro malickiano. Con in più una riflessione non banale sul superamento dei propri limiti corporei e i relativi dubbi etici.
 
Sì, va bene. Non siamo di fronte a "2001 Odissea nello spazio".
 
Sì, va bene. E allora? Who cares?
 
''Avatar''Si tratta di tutt'altro film. Di tutt'altra esperienza sensoriale. Sì, perchè pur non essendo  neppure lontanamente il capolavoro dei capolavori che tutti aspettavano, questo film mi ha coinvolto come pochi. Un film che ha senso sol o se visto a 3D, va detto. Ed è questa la rivoluzione, a mio parere. A dispetto della sceneggiatura da asilo (sì, va bene...), le quasi tre ore di pellicola sono letteralmente volate. Che poi, alla fin fine questa sceneggiatura molto, diciamo, archetipica, penso sia quasi necessaria per poter godere appieno di un'esperienza del genere.
Dicevo, le quasi tre ore di film passano in un niente. Merito di un uso strabiliante della tecnologia che mi ha fatto dimenticare di trovarmi di fronte ad una pellicola fatta soprattutto al computer.
 
''Avatar''Che forse per la prima volta riesce a far interagire cosi realisticamente e massicciamen te attori in carne ed ossa con creature digitali, tanto da far impallidire persino il magistrale Gollum della triologia di Peter Jackson. Il tutto senza darti assolutamente l'impressione di stare a vedere un film di animazione.
 
Ecco, forse Cameron è andato per la prima volta vicino al sogno stesso del Cinema: che è quello di dare l'illusione di essere davvero dentro la realtà, che questa illusione sia la vita. Da questo punto di vista siamo ad una svolta : qui non si tratta di John Goodman che usa trucchetti per elettrizzare le poltrone del suo cinema in "Matinee" di Joe Dante. Qui davvero, per la prima volta, ti sembra di essere dentro lo schermo. A tratti hai l'impressione di convolgimento totale con questo schermo. Hai davvero un senso di profondità, tanto che ti sembra di poter toccare con mano i sottotitoli e le "meduse volanti" (Michele Serra in versione Ghezzi-Guzzanti).
 
''Avatar''Insomma, si torna ai fratelli Lumiere e alla gente che scappa dal cinema per paura che il treno sullo schermo li travolga. Meraviglia. Cinema puro. Come l'ultimo Tarantino, ma in modo diverso. Entrambi, Tarantino e Cameron, ci riportano con le loro ultime opere all'immaginazione, alla fantasia, allo stupore. Alla meraviglia, appunto. Al cinema degli inizi, paradossalmente. Cos'era il cinema se non stupore, bocche aperte, continui "Ohhhhhhh...!"?
In un certo senso è anche un ritorno agli anni Cinquanta, quando le bizzarrie della preistoria 3D e le invenzioni di un William Castle tentavano di salvare il salvabile durante la grande fuga degli spettatori verso la televisione. Pensateci: oggi alcune serie tv si sono avvicinate enormemente all'esperienza cinematografica. A parte narrattivamente, dove ormai il sorpasso credo sia cosa fatta, anche tecnologicamente alcune serie sono sicuramente a livello cinematografico.
 
''Avatar''Ecco, con "Avatar" James Cameron alza l'asticella dell'esperienza-cinema ad altezze per il momento forse irraggiungibili per la tv. Non è poco.
E pazienza se i professionisti dei distinguo a prescindere si arrabatteranno a dirci che è un'americanata, che si tratta della solita sceneggiatura stupida e infantile, che i personaggi sono tagliati con l'accetta. Bla bla bla. Va bene. E allora? Ragazzi: tornare bambini, ogni tanto? No? Guardate che fa bene. E provate a pensare che il vero protagonista di Avatar altro non è che lo spettatore. E Jake Sully è il suo avatar. L'avatar dello spettatore. Il nostro avatar.
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