"M il mostro di Düsseldorf"
La storia è ispirata ai delitti realmente commessi da Peter Kürten, detto il "Vampiro di Düsseldorf”, che negli anni venti violentava le proprie vittime, uccidendole e bevendone il sangue.
La città di Düsseldorf è terrorizzata da un "mostro" che continua ad uccidere delle bambine, mentre la polizia brancola nel buio e la paura e il sospetto montano su tutta la popolazione. La malavita locale, vessata dagli assidui controlli della polizia, decide di dare la caccia al mostro e organizza una rete di vigilanza composta dai mendicanti e dai ladri dislocati in maniera scientifica su tutto il territorio.
Un film sul quale si è detto tanto e forse tutto ma che merita sempre il dovuto rispetto anche perché nonostante i suoi quasi ottant’anni non mostra i segni del tempo e anzi, ha molto da insegnare alle pellicole prodotte oggi, soprattutto a quelle che vogliono parlarci di un assassino vittima delle sue pulsioni. Ma nonostante il film ruoti attorno all’assassino, Lang lascia gran parte del “palco cinematografico” all’intera città in preda al panico che diventa terreno fertile per lo scatenarsi di paranoie e istinti "populisti-giustizialistici che non ammettono attenuanti psicologiche o sociologiche. Ed ecco un tema ricorrente in Lang: l’opposizione tra giustizia privata e giustizia ufficiale. Il monologo del mostro che si difende dalle accuse del grottesco e paradossale tribunale dei fuorilegge che applica la legge, ci offre tanti spunti di analisi ma soprattutto ci fa intravedere come la rappresentazione che Lang ha della realtà si richiama al concetto di “colpevolezza relativa”. Non esiste una divisione netta fra bene e male perché il “mostro “stesso è anche vittima e può essere uno di noi, una persona cosiddetta “normale”.
Da un punto di vista prettamente tecnico bisogna ricordare che “M” è stato il primo film sonoro di Lang che ha dato prova di saper mescolare le tecniche espressive del cinema muto (le inquadrature della palla che rotola, il palloncino trasportato dal vento e la tromba delle scale deserta a significare la morte della bambina) e il sonoro (il motivetto fischiettato dall’assassino diventa un elemento che aumenta la tensione del pubblico in quanto annuncia la presenza del mostro e l’imminenza di un assassinio).
Dopo questa lettura credo che anche il lettore più distratto possa intuire i motivi che hanno portato il nazismo ad osteggiare questo film insieme ad altre opere di Lang -"Il testamento del dottor Mabuse" su tutte- Per i più “pigri” forse servirebbe sapere quale avrebbe dovuto essere inizialmente il titolo di M - Il mostro di Düsseldorf: “Gli assassini sono tra di noi”…
Qua la sequenza iniziale del film