"Cantare è la mia più grande felicidad"
Attrice per caso, cantante per passione. Victoria Abril, a Cagliari per il festival di Cinema Spagnolo, racconta l'amore per la musica, che considera (dopo la danza) la sua vera arte. Tra eventi mondani, premi e proiezione dei “suoi” film, l'incontro con un'anti diva che vive a Parigi e considera il suo giardino l'Europa. di Anna Brotzu
DOPO L'ARTICOLO IL VIDEO DELLA SERATA DI INAUGURAZIONE
La Musa inquieta e conturbante di Pedro Almodóvar ha il fascino e la grazia adolescente, la franca risata e lo sguardo chiaro e scintillante di Victoria Abril, madrina del II Festival del Cinema Spagnolo (a Cagliari fino al 4 giugno tra il Teatro Civico di Castello e l'Odissea) che l'ha insignita di un emblematico premio “Alma Flamenca”.
Una filmografia che lei stessa definisce con (auto)ironia «impressionante» (da “Obsesión” del '74 al drammatico “Sólo quiero caminar” di Agustín Díaz Yanes), diretta da registi come Bardem e Aranda (già in “Cambio di sesso” fino al successo di “Amantes”), Nagisa Oshima, Mario Camus con “L'alveare” e Jean-Jacques Beineix ne “Lo specchio del desiderio” che la portano sulla ribalta internazionale. Con un "pedigree" così, difficile immaginare che la Abril sia diventata attrice (quasi) per caso.
"Sognavo di diventare una danzatrice classica, ho studiato intensamente al Conservatorio dagli 8 ai 14 anni, un impegno di 4 ore ogni giorno e la scuola nel pomeriggio, però il cinema è passato davanti a me come un treno e – avevo 14 anni – ci son salita perché la danza non era considerata un lavoro, ma un hobby costoso. Quando è apparsa l'opportunità di fare cinema l'ho colta e nei primi anni ho fatto 5 film: questo ha significato non potermi più dedicare alla danza, così son passata da solista al corpo di ballo, e ho deciso di lasciare la danza per sempre (affiora una nota di commozione) e continuare con il cinema".
Poi una nuova svolta: la musica
A 45 anni, dopo 30 anni di cinema, teatro, televisione ho incontrato la musica e là ho trovato il paradiso, e ora so che è questo il modo in cui quiero morir, vorrei morire: cantando.
Non un capriccio da diva ma un'autentica passione d'artista (non a caso si presenta “Victoria Abril attrice-cantante”), da cui son nati due album e altrettanti tour in giro per il mondo:
Il primo disco, “Putcheros do Brasil” era dedicato alla bossa nova, nel secondo, “¡Olala!” s'intrecciano le più belle canzoni d'amore francesi e il flamenco, e in questo momento sto preparando il terzo - quello vero, con le mie canzoni, scritte da me – di musica elettronica. Ci saranno canzoni tratte dai miei carnet di viaggio, con i ricordi dei paesi dove son stata e dove ho girato. Canto le mie gioie e le mie pene, nelle diverse lingue: oltre allo spagnolo, in francese e inglese. Ho scritto una canzone anche quand'ero a Roma
Cantare è la gioia più grande della tua vita: felicidad in vena durante due ore. Non c'è regista o sceneggiatore: in un concerto la vita la facciamo voi, io e la musica che è come l'esperanto che todo el mundo comprende!
Sensuale, pericolosa, ambigua femme fatale per Almodóvar, considerata l'interprete emblematica di interessanti ritratti di donne nella Spagna contemporanea, come affronta i suoi personaggi?
Ogni personaggio è differente, così come siamo tutti - miliardi di persone – diversi, dunque non è molto difficoltoso trovare per ciascuno una chiave, è un gioco che può continuare all'infinito. Non mi somigliano: io non ho fatto il cinema per fare me, io mi annoio (ride) mi piace essere altra.
Come si vede sullo schermo?
Non mi vedo. Preferisco non conoscermi, è vero, questo è importante perché se no si rischia di ripetersi, di rifare altre volte lo stesso personaggio. Io non penso, io esisto, respiro, io faccio. Non penso, perché ritengo che il mio istinto sia molto più intelligente di me.
Ha un'attrice preferita?
Non ne ho, non ne tengo perché son troppi quelli che mi piacciono; in ogni film vedo momenti per cui dico “olè!”, e io mi contento con un olè. Non domando ad alcuna attrice di essere un mito per me, né io desidero essere un mito per altre.
E un ruolo che vorrebbe interpretare?
Il prossimo.
Progetti e impegni futuri (oltre al nuovo disco)?
Inizierò ad agosto 2 – 3 capitoli di un film che ha avuto molto successo, e una catena di televisioni ha richiesto una piccola suite, una miniserie, s'intitola “Clem”, da Clementina ed è la storia di una ragazza di 16 anni che rimane incinta e lo dice troppo tardi. In gennaio un film in Macedonia con la Mitevska e in aprile un film che si chiama “Vicente e la fine del mondo”.
Si parla di un nuovo film con Almodóvar e Banderas...
Sarebbe fantastico
Che pensa dell'attuale cinema spagnolo?
Io vivo in Parigi dal 1982, quindi non sono aggiornata come spettatrice, vivo in Francia e vado in Spagna per lavorare dunque molte pellicole non le vedo.
E del cinema francese?
Il cinema francese si porta meglio che il cinema spagnolo, da sempre. Però siamo in una costante crisi: io ho cominciato nel 74 e il cinema era già in crisi: no problema: è il mio estato naturale!
Ai giornalisti che l'interrogano su un ipotetico nuovo film con Almodóvar e Banderas, risponde sorniona “Voi ne sapete più di me”, e ammette: «Certo che mi piacerebbe, sarebbe fantastico!» e rievocando il felice sodalizio con il regista di “Légami!”, “Tacchi a spillo” e “Kika - Un corpo in prestito” («è stata un'esperienza molto intensa: abbiamo fatto 3 film in 5 anni, oltre alle riprese c'è stato il tour promozionale, una relazione intensa come se fossimo maritati», e aggiunge con una risata «però dopo abbiamo divorziato!». Insomma, se il film si farà sarà perché è stato «lui a volerlo». Quanto ad incarnare l'immaginario della femminilità spagnola post franchista («sarà stato in un certo momento» ammette), Victoria Abril dichiara di sentirsi internazionale, innanzitutto «Yo soy un'attrice, sono di Malaga, immigrata a Madrid a 6 anni, a 21 anni a Parigi, dove vivo però praticamente non lavoro mai, son sempre in partenza per Roma, Madrid, Barcellona.
Mi sento europea» e con un pizzico di ironia: «sono un'attrice “mondiale”: vivo a Parigi ma il mio giardino è l'Europa, e seguo la musica che si aggira per il Mediterraneo».
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3 giugno 2010