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Percorso

"Another Year" di Mike Leigh

Il consiglio di Elisabetta Randaccio
 
''Another year'' locandina“Another Year”, firmato dal raffinato regista inglese Mike Leigh (tra gli altri “Segreti e bugie”, 1996, e lo splendido “Il segreto di Vera Drake”, 2004), inizia con una “trappola di sceneggiatura”. La macchina da presa si sofferma sull’attrice Imelda Staunton (la sublime protagonista di “Vera Drake”), maschera di sofferenza e depressione, approdata in una struttura sanitaria inglese per la sua insonnia persistente. La vediamo a colloquio con una dottoressa generica che le chiede di impegnarsi a risolvere il problema dalle cause e non esclusivamente con i farmaci e, dunque, la indirizza a una psicologa  del centro. Il seguito ci inoltreremo, ci immaginiamo, si inoltrerà nell’analisi dell’esistenza amara (“Mi dica da uno a dieci quanto è felice” “Uno”), di una anziana madre delusa e prostrata dalle difficoltà economiche e personali.  Invece, dopo dieci minuti, tutto cambia. Non ritroveremo più la Staunton: Leigh sposta la sua acuta capacità di osservazione sulla psicologa (Gerry) e su altri personaggi legati al suo equilibrato rapporto di coppia col marito Tom. Dai dialoghi fitti caratteristici di questo film strutturato alla Leigh, ovvero l’analisi del quotidiano non in senso minimalista, ma con una profonda capacità di scavare nelle psicologie come chiave di lettura di un’intera società (quella inglese, soprattutto), comprendiamo come Gerry e Tom siano stati giovani entusiasti e desiderosi di esperienze.
 
''Another year''Hanno girato il mondo, sono stati al raduno (“rumoroso” dice Tom) dell’isola di Wight, hanno lavorato (lui geologo e lei, appunto, psicologa) con passione, il loro amore è stato sereno, ha accettato il passare del tempo, si appresta ad accogliere, senza esagerati problemi, la “terza età”.
Vivono a Londra, in uno dei sobborghi di una dignitosa eleganza della middle class e hanno un piccolo orto fuori città, dove coltivano con costanza piante e fiori. Attorno a loro, nel corso di un anno, sempre troppo breve per chi ha superato i cinquanta anni, si svolgono le vicende di qualche amico e di un fratello, il quale rimarrà vedovo. Nonostante le tante parole del film, le vicende non vengono mai approfondite del tutto, ma va bene così.
 
''Another year''Non è necessario soffermarsi sulla moglie di Ronnie, uccisa dal cancro: lo  spettatore ne vede la bara, la casa così fredda in una cittadina della provincia; è sufficiente per capire come manchi la presenza della donna a quelle stanze, come sia stata un persona amata, come abbia fallito come madre, vedendo il figlio aggressivo e problematico arrivato troppo tardi per il servizio funebre. Così come l’amico Ken, sovrappeso, depresso, anche lui rimasto solo, il quale tenta maldestri approcci con la conoscente Mary. Ed è quest’ultima la vera protagonista, il personaggio che rimane nel cuore degli spettatori. Avrebbe potuto trovare spazio persino in un film di Woody Allen, tanto la sua melanconia, le sue frustrazioni, i suoi errori diventano, per certi versi, pure comici.
 
''Another year''La interpreta un' attrice strepitosa, Lesley Manville, a cui basta uno sguardo, il velo o la gioia che attraversano i suoi occhi, per mostrarci l’insieme dei suoi sentimenti, le sue illusioni sugli uomini, che possono solo “divorare” un essere sensibile come lei, il suo latente alcolismo, il suo desiderio “di poter parlare con una persona”. Mary-Manville è l’emblema di una generazione sprecata e della difficoltà di avere una nuova chance da giocare, quando la bellezza sfiorisce e non si sono cercate alternative coraggiose alla propria routine. Leigh sembra costruire il film, bergmaniamente, “sul niente”, sulla quotidinità semplice e terribile, nello stesso tempo. E’ così acuto da farci sorridere e commuovere, lavora d’allusione, dando spazio, sul grande schermo, alla gente “invisibile”, trascurata dalle opere d’arte. La sua sceneggiatura è perfetta, adeguata al suo stile, plasmato sul suo cast favoloso. Non c’è bisogno di gridare per mostrare il mondo disfatto in cui viviamo.
 
Il consiglio precedente: "Il discorso del re" di Tom Hooper
9 febbraio 2011
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