Percorso

Oscar, in attesa della grande notte

Una manciata di giorni ci separano dal più importante premio del mondo del cinema. Chi la spunterà domenica sera tra il superfavorito "Il discorso del re" e l'acclamato "The social network"? L'Italia, a parte la categoria costumi, la grande assente. di Elisabetta Randaccio

Il Kodak TheatreAncora una volta non parlano italiano i candidati all’Oscar 2011, che saranno assegnati domenica 27 febbraio al “Kodak Theatre” di Los Angeles, presentati quest’anno dagli attori Anne Hathaway e James Franco (stranamente uno dei candidati al riconoscimento come miglior interprete protagonista per “127 ore” di Danny Boyle).

Ci si può chiedere il senso di aver proposto per il nostro paese “La prima cosa bella” di Virzì, un film modesto, decisamente non adatto agli spettatori internazionali. Il paragone con le pellicole scelte dall’”Academy” in questo settore, inoltre, fa scomparire il nostro candidato. Infatti “Biutiful” di Alejandro Gonzalez Inarittu, “Dogtooth” di Yorgos Lanthimos, “In a better world” di Susanne Bier, “La donna che canta” di Denis Villeneuve e “Outside the law” di Rachid Bouchareb, sono tutte opere incentrate su temi profondi, non autoreferenziali come il nostro “La prima cosa bella” che, dunque, possono coinvolgere spettatori di ogni cultura. Chi vincerà in questa cinquina è complicato dirlo: Inarritu e la sua vicenda drammatica ambientata in una Barcellona anti turistica sembra il favorito.

Luca GuadagninoIl nostro cinema ha uno spazio in un settore dove siamo sempre molto forti, ovvero i costumi. Infatti, “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino – il quale ha ottenuto una onorevole candidatura come miglior film straniero ai “Golden Globe” – concorre con gli abiti di Maria Cannarozzi, ma soprattutto con quelli firmati “Fendi” da Jil Sander e si sa quanto negli USA sia apprezzato lo stile italiano nell’abbigliamento.
Altra notazione negativa. Due film molto belli come “Hereafter” di Clint Eastwood e “Another year” di Mike Leigh sono stati emarginati. Se il bel lavoro dell’inglese Leigh può avere più di una speranza nella sezione “sceneggiatura originale”, “Hereafter” ha solo avuto una menzione per gli effetti speciali! Non è andata meglio all’innovativo “Inception”, tutto sommato, perché parte svantaggiato nella corsa come miglior film, mentre ha buone probabilità (non è una consolazione) proprio per gli effetti speciali.

Natalie Portman ne ''Il cigno nero''Sicure –ma l’esperienza della scorsa edizione con la vittoria del film della Bigelow non permette certezze –sembrano le vittorie per la categoria attori protagonisti. Colin Firth con il suo balbuziente Giorgio VI de "Il discorso del re" (in Italia aspettiamo il DVD per capire l’effettivo valore dell’interpretazione) ha stracciato già tutti i suoi rivali sia al “Golden Globe”, sia alla “BAFT” (l’Oscar inglese assegnato la scorsa settimana a Londra), mentre Natalie Portman e la sua ballerina tormentata nella psiche e nel fisico (“Black swan” di Darren Aronofsky) ha gli elementi necessari per essere preferita alle pur notevoli Jennifer Lawrence, Annette Bening, Michelle Williams e Nicole Kidman (da vedere assolutamente in “Rabbit hole” di John Cameron Mitchell). Tra le attrici non protagoniste ci piacerebbe vedere incoronata la raffinata Helena Bonham Carter, la regina madre di “Il discorso del re”, ma i critici sottolineano l’ottima prova di Melissa Leo in “The fighter” di David Russel, che da noi uscirà ai primi di marzo e, dunque, è veramente difficile fare previsioni.

Christian Bale ne Anche per l’interprete maschile non protagonista i consensi vanno ad un altro attore di “The fighter”, ovvero Christian Bale, il quale ha attuato la sua solita tecnica di “metamorfosi” fisica, dimagrendo eccessivamente per impersonare il fratello-allenatore del pugile “Irish” Micky Ward (Mark Wahlberg). I dieci candidati a miglior film permettono alcune considerazioni. Sicuramente “Toy story 3” non ha rilevanti possibilità, così come “Inception” e “127 ore”, almeno sulla carta. Escluderemo anche “Winters’bone” di Debra Granik, il quale, comunque, per un film indipendente, ha ottenuto già un risultato straordinario, e persino “Il grinta”, grande successo commerciale negli USA, ultimo film dei Coen, sicuramente una eventuale sorpresa, ma, nel complesso, meno amato di “Black Swan”, di “The social net work”, del “Discorso del re” e de “I ragazzi stanno bene”.

Darren ArnofskiCertamente il vincitore di questa sezione indicherà la tendenza del cinema statunitense del futuro. Si apprezza la qualità elevata dei film scelti, tutti degni di un riconoscimento. Così come i registi: Darren Aronofski (sarà lui a ritirare la statuetta?), David Russell, Tom Hooper (il meno accreditato), David Fincher e i già pluripremiati maestri Coen. Dopo la serata degli Oscar, bisognerà vederne l’effetto. In questi giorni, si è scritto come, ormai, la vittoria al “Kodak Theatre” non abbia un effetto commerciale dirompente. Ancor più in Italia, dove si preferiscono, in queste ultime stagioni, film mediocri, ma “che ce fanno ride” e dove tagli, aumento del biglietto e distribuzione monopolistica stanno uccidendo, senza delicatezza, arte e industria filmica.

23 febbraio 2011

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