"Il profeta" di Jacques Audiard
"Arancia meccanica" [ Gran Bretagna 1971 Grottesco ] Regia di Stanley Kubrick
Ha posto l’accento sulla pericolosità dei metodi rieducativi coercitivi
"Sleepers" [ USA 1996 Drammatico ] Regia di Barry Levinson
Dove le prigioni e le torture... ancora una volta rovinano vite, in questo caso proprio a degli adolescenti. Un connubio presente spesso nel cinema americano
"Le ali della libertà" [ USA 1994 Drammatico ] Regia di Frank Darabont
Un borghese mid-class che fra le mura carcerarie subisce le peggiori umiliazioni senza lasciarsi travolgere completamente
Anche in Italia il cinema si è preoccupato degli stessi problemi con un’attenzione particolare proprio alla detenzione dei minori e alle prospettive di questi
A partire dal grande successo di
"Mery per sempre" Italia [ 1989 Drammatico ] Regia di Marco Risi
Con il seguito altrettanto valido:
"Ragazzi fuori" . Drammatico, durata 110 min. - Italia 1990.
Fino a "Tutta colpa di Giuda" di Davide Ferrario
Così recita l’Articolo 27 della Costituzione Italiana.
"La responsabilità penale è personale.
L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra."
La pena, appunto. A parte le alternative fantasiose di cui la patria principale sono gli USA ammesse da diversi anni anche in Italia, nessuno Stato è riuscito a sostituire completamente la privazione delle libertà personali con loro concentrato di contraddizioni e pericolosità, evidenziata nel film in oggetto. Comunque la si voglia vedere si deve trattare di una punizione per gli atti compiuti contro il convivere sociale, con lo scopo principalmente di dissuadere altri dal commettere gli stessi crimini. Poi certo si deve rieducare. Io aggiungerei: quando questo è concretamente possibile e non solo; proporrei anche una concreta verifica periodica su i reali effetti della “rieducazione”.
Audiard pare sarcastico quando descrive le concessioni di libera uscita per buona condotta che danno a Malik la possibilità di occuparsi di affari criminali e persino di compiere una strage. Quasi fossero delle prove pratiche per il giovane carcerato per mettere in pratica ciò che la vita carceraria gli ha insegnato. Il pensiero vola subito a tutti quei ragazzi nei riformatori che i giudici e gli assistenti sociali dovrebbero tentare di salvare da destini certi.
Non è un compito facile. Non è facile per uno Stato esaminare correttamente caso per caso e trovare la giusta misura fra punizione, insegnamento e rieducazione. Troppi, tornati in libertà, vengono riassorbiti in ambienti, spesso familiari, degenerati che li trascinano verso un chiaro destino segnato.
Allora è necessario tornare a ripensare a Rousseau e alla disputa sul suo pensiero che neppure “il profeta risolve”: è sempre la società che corrompe degli esseri nati puri o certe devianze sono insite nell’animo di taluni già dalla nascita?