Percorso

"Boris. Il film" di L. Vendruscolo, M. Torre, G. Ciarrapico

di Clara Spada

''Boris. Il film'' locandinaPer la gioia dei fedelissimi della prima ora (quella della omonima premiatissima serie tv, ora anche in dvd) ecco realizzarsi sul grande schermo il sogno di Renè Ferretti: dirigere un film “serio” ben lontano dagli sceneggiati che lo hanno coinvolto per anni.

La goccia che lo fa stramazzare è la scena dell’ultimo sceneggiato che vede un giovane Ratzinger saltellare gioioso nell’erba: no, si dice, basta, voglio un vero film. Raduna la sua troupe stile “armatabrancaleone” e comunica il passaggio ad una nuova vita. Ma senza di loro. Il soggetto è pronto, i diritti acquisiti: la sua “Casta” (dal libro omonimo) conterà più di “Gomorra”. Che ci vuole, basta trovare quattro soldi. E qui comincia il cammino verso la concretizzazione del suo ambizioso progetto, costellato di ostacoli, di mezze promesse, di “sì forse ma” da parte della produzione. In un clima stile Hellzapopping il film, nonostante la nuova troupe di alto livello, non avanza neppure di una inquadratura. E Renè si rende conto che fare cinema non è poi così diverso dal fare tv. La produzione tende ad ottenere l’ennesimo cinepanettone, gli sceneggiatori “di sinistra” navigano nel lusso e fanno scrivere i testi dal “negro” filippino, i raccomandati abbondano e la droga pure, il primo attore muore. Fine di un sogno.

''Boris. Il film''Francesco Pannofino (Renè) è davvero grande e interpreta il suo ruolo come se fosse il fil rouge che tiene unite tutte le sequenze del film. Con accanto il suo portafortuna e la vecchia troupe si adegua e gira ogni inquadratura incorniciandola da una sua espressione: un sospiro, una alzata di sopracciglia, uno sguardo, un tono di voce gli bastano per mettere alla berlina tutta la nuova cinematografia all’italiana. E qualsiasi scena vale di per sé: dalla attrice finta timida alla bellona raccomandata, dal gruppetto degli “addetti”in pausa che progettano di spostare in altra sede il Vaticano al prototipo della comicità di bassa lega Nando Martellone che ricalca “Il Petomane” di Ugo Tognazzi. E così via. Ottimo il cameo in cui Nicola Piovani si gioca a poker l’ambita statuetta ottenuta per “La vita è bella”, nonchè quelli di Giorgio Tirabassi e Claudio Gioè.

''Boris. Il film''Un film vero che mette a nudo, sbeffeggiandolo, il nostro star system pieno di vizi e di poche rare virtù. Il merito va anche ai tanti attori presi dalla serie tv. Da ricordare uno straripante Massimiliano Bruno, Pietro Sermonti (vincitore di uno dei tanti premi conferiti alla serie), Caterina Guzzanti, Alessandro Tiberi, la deliziosa Carolina Crescentini. Antonio Catania, l’imperturbabile Biascica Paolo Calabresi, Massimo Popolizio, Rosanna Gentile… insomma tutti. Forse un solo piccolo appunto: il turpiloquio fa ridere finché usato nella giusta misura e qui trabocca. Ma anche questo è sicuramente voluto.
Qualcuno si chiederà: sì, ma Boris? Ovvio, dopo “Lo Squalo” è il pesce rosso più famoso del cinema.

Vai al consiglio su "Boris. Il film" di Elisabetta Randaccio

6 aprile 2011

Powered by CoalaWeb

Accesso utenti e associazioni