Percorso

Sorrentino, dalla Croisette agli Oscar?

Italiani snobbati al festival di Cannes: nonostante riconoscimenti e standing ovation nessun premio ai film di Sorrentino e Moretti. Sean Penn non gradisce e parte il giorno stesso per gli States. Ecco, vista dagli occhi di chi c'era, la nostra personale Palmares. di Giovanna Branca

La premiata Kirsten DunstMolti premi inaspettati, Palma D’oro al grande maestro Terrence Malick, italiani a bocca asciutta. Come spesso accade, i film che fanno più discutere conquistano i riconoscimenti più alti, e così è stato anche a Cannes 64, dato che "The tree of life" di Terrence Malick ha diviso la critica tra sostenitori accaniti e detrattori altrettanto infuocati.

Ma quanti osano – e possono permettersi – di fare un film che si confronta addirittura con la natura stessa del nostro mondo, raccontato fin dalle sue origini e poi cristallizzato nella vicenda di una famiglia americana degli anni Cinquanta?  Al di là dei contenziosi, l’ambìto premio francese è quindi più che meritato dal regista di La sottile linea rossa, nonostante questo voglia dire accontentarsi di consegnare la Palma al produttore del film –Bill Pohlad – dato che Malick è probabilmente il regista più “invisibile” dei nostri tempi, sempre refrattario ad apparire in pubblico e a parlare con la stampa, avvolto dal mistero e dalla venerazione della schiera (nutritissima) dei suoi fan.

''The tree of life''Se però la vittoria di "The Tree of Life" era data quasi per certa da giorni,  le previsioni dei bookmakers vengono spiazzate da gran parte delle altre decisioni prese dalla giuria presieduta da Robert De Niro. In primo luogo il mancato riconoscimento ai due attori favoriti del concorso, entrambi in lizza come protagonisti di film italiani: Sean Penn ("This Must be the Place") e Michel Piccoli ("Habemus Papam").  Se questo dispiace, soprattutto a noi italiani, va pur detto che il premio come migliore attore a Jean Dujardin è sicuramente condivisibile: l’attore francese nei panni del divo dei tempi del muto è indimenticabile, ed è giusto che un film controcorrente come "The Artist" porti a casa almeno un riconoscimento. A dire la verità sarebbero due: Uggy, il cane che fa da spalla al protagonista, riceve il Palm Dog Award, istituito nel 2001 e certo meritato da questo cagnetto in grado di morire a comando e salvare il suo padrone in declino da un incendio.  

Lars Von TrierE ancora: la miglior attrice non è la super-favorita Tilda Swinton, sulla cui performance si regge quasi interamente la storia del bel "We Need to Talk About Kevin", ma Kirsten Dunst. La Mary Jane di Spiderman si confronta infatti con l’arduo compito di materializzare sullo schermo il cupissimo immaginario di Lars Von Trier e del suo apocalittico "Melancholia",  e si potrebbe azzardare l’ipotesi che questo premio – nonostante l’indiscussa bravura della giovane attrice – la ricompensi anche delle esternazioni umilianti del regista danese di cui è stata vittima involontaria. La giuria si dimostra così anche magnanima dopo la bollatura di Von Trier come persona non gradita e la sua espulsione dal Festival in seguito ai vaneggiamenti in conferenza stampa su Hitler e nazismo, e dà prova della necessità di separare la creazione dal suo creatore, rispetto al quale l’opera d’arte vive di vita propria.

Danese è anche Nicolas Winding Refn, che si aggiudica il premio alla regia con "Drive", mentre il Gran Premio della Giuria va ex-aequo a "Once Upon a Time in Anatolia" del turco Ceylan e ad "Il ragazzo con la bicicletta" (già sugli schermi italiani) dei Fratelli Dardenne, vincitori in passato di ben due Palme D’oro.
Ma non c’è solo il concorso. "Un Certain Regard", con la sua giuria presieduta da Emir Kusturica, opta per un ex aequo: oltre a "Stopped on Track" di Andreas Dresen 
viene premiato il  maestro coreano Kim Ki-Duk (Leone D’argento a Venezia 2004 per Ferro 3) con il suo Arirang, documentario-confessione personale interamente realizzato dal regista anche sceneggiatore, produttore, direttore della fotografia, montatore e attore nei panni di se stesso, interprete della crisi da lui vissuta in seguito ad un incidente sul set di un suo film in cui un’attrice ha rischiato la vita.

''Take Shelter''La Semaine de la Critique, giunta al suo cinquantesimo anniversario, premia il bellissimo "Take Shelter" del giovane regista americano Jeff Nichols, un film profondamente visionario che unisce uno scenario para-apocalittico alla discesa nella schizofrenia del protagonista (un Micheal Shannon in stato di grazia), distinguendosi – oltre che per le doti visive – per uno sguardo assai lucido sulle angosce striscianti della contemporaneità. Della distribuzione italiana purtroppo ancora non si sa nulla, ma c’è da ben sperare dato che il film è nelle mani dei magnati della Sony Classics. Dev’esserci però stata una lotta all’ultimo sangue tra i giurati della Semaine (tra cui l’italiana Cristina Piccino del Manifesto), in quanto un inedito premio speciale del presidente va a "Snowtown" dell’australiano Justin Kurzel, che ben merita la presa di posizione del cinese Lee Chang-Dong.

''This must be the place'', Sean PennIl film, un resoconto dei crimini del serial killer australiano John Bunting, trascende il proprio contenuto facendosi metafora dell’ambiguità del Male, ma spaventerà forse i distributori per una sequenza di ultra violenza mal digerita da molti degli spettatori in sala, che durante la proiezione del film sono scappati in gran numero.
E nonostante il buon esordio di Alice Rohrwacher con Corpo Celeste, gli italiani non vincono neanche alla Quinzaine Des Réalisateurs. Ma questo non vuol dire che non siano destinati a lasciare un segno nel sessantaquattresimo Festival di Cannes, che ha ospitato in concorso due opere di rara bellezza e testimoni della vivacità di un cinema italiano a cui, più che i talenti, manca l’intelligenza di un sostegno statale.

E se Sean Penn ha lasciato la Croisette per tornare in America il giorno stesso della premiazione – probabilmente informato di non aver vinto nulla – chissà che a casa non lo aspetti qualche sorpresa. Magari alla prossima notte degli Oscar.

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