Percorso

"Amour" di Michael Haneke

Di Clara Spada

''Amour''Il cinismo porterebbe a scrivere che Amour non è film per vecchi. Eppure vecchi sono entrambi i protagonisti, due professori di musica che vivono a Parigi, in una bella casa in cui ogni cosa è un ricordo della loro lunga vita trascorsa insieme.

Fin da ragazzi si amano: un amore che anno dopo anno si è affinato e sublimato fino alla simbiosi. “Ti amerò per sempre” si dicono i ragazzi ai primi incontri. È raro che la promessa duri. Qui, invece, Anne e George mantengono l’impegno, anzi neppure ricordano di averlo preso. Per loro amarsi, essere legati al punto di diventare una persona unica, è normale come respirare. Hanno una figlia, ma vive lontano, e pur volendosi bene s’incontrano di rado. Già: volersi bene è ben diverso dall’amarsi. Purtroppo l’età che avanza talvolta riserva brutte sorprese.

''Amour''Colpita da ictus, Anne perde a poco a poco la sua indipendenza, non riesce più neppure a parlare, ma avverte la costante presenza di suo  marito. In tutto e per tutto viene accudita  da George che, giorno dopo giorno, si spegne con lei. Non vogliono condividere con nessun altro la loro situazione. I gesti d’amore sono teneri e commuovono: le mani che continuano a cercarsi e a stringersi, la dolcezza delle filastrocche cantate da bambini, la naturalezza del superamento di ogni pudore. Chiusi nella loro casa, con le foto e i ricordi, rifiutano persino l’aiuto della figlia, restano soltanto loro due, sempre uniti, ad affrontare amandosi l’esperienza della fine. Anne vuole andarsene, non sopporta di essere ormai un oggetto pesante da accudire, da toccare, da imboccare. George lo sa e, da sempre e per sempre insieme, pone termine ai loro respiri, che lui sopravviva oppure no. Significativo il salvataggio del piccione.

''Amour''Nella casa improvvisamente vuota, con ogni cosa ormai priva di valore, al centro della sala restano il pianoforte e la loro figlia immobile, a testa china.
Sembra impossibile che il regista Haneke abbia saputo trasmettere tanta dolcezza in questa sua opera che gli è valsa, nel 2002, la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Il premio è meritato anche dagli straordinari interpreti, Emanuelle Riva e Jean-Louis Trintignant, che in ogni istante regalano amore e amarezza. E forti emozioni. Isabelle Huppert è un’ottima figlia: si sente la sua rabbia impotente nel non poter fermare il declino dei genitori, il dolore del distacco, il rimpianto di aver vissuto lontana da loro.
Un film bello e tremendo, con dialogo asciutto più eloquente di tanti discorsi, di una attualità sconcertante in tempi in cui l’amour dura l’éspace d’un matin, la morte è un tabù e la vita si è talmente allungata da sembrare eterna. Non è così.

21 gennaio 2015

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