Percorso

I Classici - C. Castaldi

“Detenuto in attesa di giudizio” di Nanni Loy (1971)

di Claudio Castaldi

''Detenuto in attesa di giudizio''Il film intitolato “Detenuto in attesa di giudizio” del 1971 regia di Nanni Loy è un soggetto prodotto da Gianni Hecth Lucari per la Documento Film. Da un idea di Rodolfo Sonego è sceneggiato da Sergio Amidei e Emilio Sanna. Le musiche sono create da Carlo Rustichelli e dirette da Bruno Nicolai. Sono presenti due tipi di musica una colonna sonora uguale all’inizio e alla fine allegra tutti felici ed e bene quel che finisce bene.

Una altra invece denota momenti di pura sofferenza e la si sente nei momenti del carcere dall’arresto al rilascio dal manicomio criminale.
Tra i protagonisti possiamo ricordare Alberto Sordi nel ruolo di Giuseppe di Noi, Elga Andersen nelle vesti di Ingrid (moglie di Giuseppe). Inoltre sono presenti nel cast altri attori che fanno solo da comparsa come ad esempio: Lino Banfi, direttore del carcere di Sagunto; Antonio Casagrande (giudice del carcere di Sagunto) già noto in innumerevoli commedie teatrali di Eduardo de Filippo e infine anche lui molto conosciuto Giuseppe Anatrelli (famoso ragionier Calboni, marito della Silvani).

''Detenuto in attesa di giudizio''Giuseppe di Noi (Sordi) nato a Tivoli il 15 giugno 1924. Vive con sua moglie Ingrid e i suoi due bambini maschi a Norrköping di professione è geometra diplomato. Dopo sette anni di agognata attesa decide di prendersi una breve vacanza e tornare in Italia per farla conoscere a moglie e figli la sua amata terra di origine. Arriva il gran giorno dopo aver firmato un importante contratto con degli industriali tedeschi carica tutti in macchina e via in Italia. Ma ecco che alla frontiera Francia-Italia, passata la lunga galleria del Fréjus, accade un imprevisto. Dopo i controlli consuetudinari svolti dalla polizia di frontiera, Giuseppe viene arrestato, caricato su una macchina lasciando di punto in bianco moglie e figli che non hanno il tempo di capire che cosa sta succedendo.

''Detenuto in attesa di giudizio''Il Di Noi preoccupato per la famiglia ma soprattutto per non sapere il motivo di quell’arresto viene condotto a Milano al carcere di San vittore. In tutti i modi tenta di farsi dire quale sia il capo d’accusa e nonostante spieghi alle guardie che non poteva trattenersi tanto per affari di lavoro e che un suo eventuale ritardo avrebbe comportato la perdita di tanti milioni, nessuno si pronuncia e tutto tace. Passata una tragica notte, e  alla Eduardo De Filippo nella commedia teatrale “Napoli Milionaria”, “adda pass’a nuttata”, svegliato due volte dalle guardie, quando tutto è pronto per il trasferimento da Milano al carcere di Regina Coeli a Roma finalmente si scopre il suo capo di accusa: “Giuseppe di Noi sei accusato di omicidio colposo preterintenzionale  consumato nei confronti di un certo Franz Kartenbruner”.

''Detenuto in attesa di giudizio''Allo stesso tempo non dimentichiamo che con lui c’erano moglie e figli nella macchina e inizia per loro una ricerca sfrenata tra gli archivi dei detenuti delle varie carceri i loro spostamenti, telefonate alle ambasciate per capire il loro babbo e suo marito dove sia. Il fatto tragicomico e che la moglie appena arriva dove era lui lo avevano già trasferito, un eterna rincorsa tra i due.
Durante il viaggio in treno, il cervello vulcanico di Giuseppe inizia a pensare chi è questo tipo. Si ricorda a un certo momento che ai tempi della guerra in località Castelli Romani era stato catturato da un tedesco e per difendersi lo aveva riempito di botte. Che non sia morto per le troppe botte, mah.

''Detenuto in attesa di giudizio''Dopo una settimana al Regina Coeli dove stava incominciando a dare i primi segni di pazzia, parlare da solo e camminare freneticamente avanti e indietro, è trasferito a Sagunto e li qualche spiraglio si incomincia a intravedere. Sagunto e nel napoletano in provincia di Salerno. Il carcere si trova ubicato all’apice del monte. Il direttore del carcere e un giovanissimo Lino Banfi a cui stavano stretti i cappellani, ma soprattutto Don Paolo, definito dal direttore “lo scarafone”.
Questa parte del film possiamo inquadrarla come la parte più tragica di tutta la trama. Giuseppe conosce Saverio Guardascioni che affidatosi a un avvocato per poter avere colloquio con il giudice istruttore l’ho condanna a quattro anni e per vendicarsi s’impicca in cella.

''Detenuto in attesa di giudizio''Il nostro detenuto in attesa di Giudizio e preoccupato, anche lui ha scelto lo stesso avvocato e se gli capita lo stesso, è assolutamente necessario cambiarlo. Ancor peggio riesce ad avere un colloquio col giudice ma senza avvocato non può procedere. Durante i funerali del Saverio celebrati da lo scarafone è severamente vietato rispondere al sacerdote, lui celebrati e tutti zitti. Il Di Noi non sapendolo risponde come fano tutti quando vanno a messa e tutti i detenuti nonostante sia vietato per contestazione generale rispondo in coro e da qui incomincia una sommossa di tutti i detenuti contro le condizioni di vita nelle carceri. Sciopero generale e ribellione a mangiare i pasti del carcere solo il Di noi non si Sottrae.

''Detenuto in attesa di giudizio''La notte si mette fuoco al carcere, molti carcerati ribellati sui tetti minacciano, fanno scoppiare carta e botte e povero lui ci va di mezzo Giuseppe, Viene trasferito in un’altra e deve combattere energumeni che lo massacrano a botte.
Il suo fisico è ormai debole non vede via d’uscita e incominciano crisi convulsiva e cosi è condotto al manicomio criminale. Solo qui quando le condizioni del Di noi sono traumatiche, sedato a forza di farmaci si capisce che lui era innocente. Cosa è successo a questo Franz Kartenbruner. Con l’aiuto del Giudice e del medico psichiatra riscostruiscono i fatti. Nel 1962 Di noi lavorava per l’impresa Battistoni in qualità di assistente e nello stesso tempo l’impresa era occupata nella costruzione della strada Battipaglia-Matera.

''Detenuto in attesa di giudizio''Il giudice ora gli pone la domanda che lo scagiona “Come mai il 6 novembre del 1970 è crollato il viadotto al chilometro 57?” e Di noi risponde “Perché non l’ho mai saputo, vivo in Svezia dal 1963”. Di conseguenza quel Franz da quanto si scopre nei dialoghi è morto passando in quella strada di incidente stradale. Il medico chiede ma allora perché e stato arrestato?
Diciamo bene quel che finisce bene, rivede la moglie e i figli. La vacanza si è tradotta in un viaggio itinerante non di belle opere artistiche ma delle carceri italiane di mezza Italia. Di certo a perso un appalto con i tedeschi che gli avrebbe dato un buon guadagno.

''Detenuto in attesa di giudizio''Alla frontiera di rientro in Svezia, richiedono i documenti e in quel momento si blocca l’immagine nei suoi occhi privi di qualunque emozione come se avesse pensasse, ora cosa succede sarò riarrestato o via libera e lui sognando lo si vede correre, la polizia lo spara e lo uccidono, ma per fortuna era solo un brutto sogno riconsegnati i passaporti posso tornare tranquilli alla loro Svezia con la colonna sonora come dire e vissero tutti felici e contenti.
Questo film lo possiamo inquadrare come una profonda denuncia sia alla magistratura italiana per i lunghi tempi di attesa nei giudizi o processi, ancor oggi problematica quotidiana, ma ancor piu e l’ho dimostra la trama il fatto che sia stata attribuita una accusa ingiusta ad un uomo innocente lavoratore in vacanza con la famiglia, senza che nemmeno gli sia detto perche è arrestato, quali siano i reati a lui attribuiti nonostante chiedesse ma nessuno gli dava risposta concreta.

''Detenuto in attesa di giudizio''Ma paradosso alla fine del film sembrava lui in colpa e gli fanno pesare il fatto per non aver chiesto copia mandato di accusa e di non aver chiesto, quando i fatti dimostrano il contrario.
Altro aspetto che sarebbe interessante far capire è il trattamento in carcere, le misure coercitive che vengono adottate nei confronti dei detenuti almeno ai tempi in cui è ambientato il film: impronte digitali, esplorazione rettale, dormire con luce accesa e scoperti ma soprattutto il fatto che tutti le guardie sono da chiamarsi Superiori per non parlare delle norme igieniche all’interno delle carceri e dei pasti.

27 maggio 2015



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