Percorso

Piccioni, un regista in attesa di poltrona

A tu per tu col vincitore di cinque David Donatello, presto a Cagliari nella commissione regionale per il cinema. Il futuro? "Un nuovo film, ovviamente". di Maria Elena Tiragallo

 Potrebbe presto diventare uno dei membri della commissione regionale per il cinema in Sardegna. Si tratta di Giuseppe Piccioni regista alla ribalta per film come "Fuori dal mondo" vincitore di cinque David di Donatello, quattro Ciak d'Oro, "Luce dei miei occhi" e "La vita che vorrei", film del 2004  con la coppia Lo Cascio - Ceccarelli, proiettato a Carloforte, durante il festival "Creuza de Mà"...
Una pellicola basata sul dualismo realtà e finzione dove le situazioni che stanno accadendo nella vita sono simili a quelle del film in lavorazione.

"La vita che vorrei" si può definire auto referenziale?

Non è tanto un esempio di film sul cinema, volevo semplicemente  raccontare la vita dell'attore, partendo dalla fase iniziale, quella dei provini che è sempre la più delicata. Ogni volta gli attori mi dicono che sono loro a metterci la faccia, quindi a esporsi. Così volevo fare un film sul rapporto finzione, quindi recitazione, e realtà. La coppia Lo Cascio Ceccarelli interpreta Stefano e Laura. Lui è  un trentacinquenne attore affermato, lei un'attrice con una carriera incerta alle spalle che ottiene a sorpresa il ruolo da protagonista di un film in costume, ambientato a metà dell'Ottocento, che racconta una sfortunata storia d'amore.
 
 Scritto con Linda Ferri e Gualtiero Rossella, è un film che procede per frammenti dove emergono squarci di vita privata e vita del set, dove Roma non diventa lo spazio essenziale per la storia ma è solo luogo di attraversamento. C'è una verità in scena, un' amore spontaneo, contrapposto alla vita dell'attore.

Che ruolo ha la musica in "La vita che vorrei"?
La caratteristica da un punto di vista musicale è la frammentarietà  e il disegno complessivo. Cercavo con mezzi impropri di dare indicazioni a Michele Fedrigotti, che ha composto la musica nel film, ed è stato interessante vedere come stesse lavorando a una melodia e poi vederla composta. In tutto il film, c'è un repertorio musicale molto composito e anche il pezzo finale di Gianna Nannini non è stata una scelta facile, tanto per mettere una canzone. Il regista già in fase progettuale del film pensa alla musica.

Che consiglio si sente di dare a un giovane aspirante regista?
Di puntare sulla scuola di formazione. Io mi sono formato alla Scuola Cinematografica Gaumont, fondata da Roberto Rossellini, insieme ad Antonello Grimaldi, che ha un'esperienza grandissima nel mondo cinematografico.

 Molti registi del cinema italiano scelgono la Sardegna come location dei loro film. Cosa ne pensa?
La Sardegna ha un paesaggio unico, fuori dal comune, si presta molto alla cinematografia, sia per le coste sia per il paesaggi dell'interno. Una ricchezza così è difficile da trovare.

Quali sono i suoi progetti futuri?
Un nuovo film, ovviamente, ma non dico altro.

  Accetterà la sua nomina nella commissione regionale per il cinema in Sardegna?
Dipende,  ma non mi dispiacerebbe essere più presente a Cagliari.
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