"Into the wild" di Sean Penn
di Pinuccio Bussu

Questo film ha mille altri difetti...
Bene. Questo film è un capolavoro. Sean Penn racconta la storia vera di Chris McCandless, la sua rinuncia alle comodità borghesi, il suo rifiuto radicale di strutture sociali imposte come la famiglia, i beni superflui, i soldi, persino la sua identità. Ne segue il suo iperindividualistico peregrinare attraverso l'America alla ricerca della sua vera essenza, alla ricerca del bello, rifuggendo il materialismo, il conformismo e lo sfrenato consumismo della moderna society accompagnato solo dai libri di Thoreau e London e tuffandosi a corpo morto into the wild.
La dicotomia uomo-natura è affrontata con un approccio quasi panteista, cosa che avvicina il film al sublime La sottile linea rossa, dove Sean Penn recitava da protagonista, non a caso.

Una dicotomia che porta il protagonista a sfidarla, la natura, per potersi immergere totalmente in essa, per diventare un tutt'uno con essa, grazie ad una ricerca della verità talmente radicale da portare inevitabilmente all'autodistruzione. Una verità, una risposta, che alla fine Chris/Alex trova nell'enorme e grandiosa solitudine delle montagne dell'Alaska. Dove, riappropriandosi persino della sua identità borghese, capisce che “happiness is real if shared” (la felicità è reale se è condivisa). Il cerchio si chiude.
Un film imperfetto, ma per questo emozionante, grandioso, commovente, dirompente, travolgente e sconvolgente. Con attori di una bravura mostruosa, soprattutto il protagonista Emile Hirsh. Con le canzoni di Eddie Vedder e tutta una meravigliosa colonna sonora sempre presente e assolutamente necessaria. Come il film, oggi assolutamente necessario. Con la sua retorica, con il suo prendere posizione, con il suo essere assolutamente partigiano. Sì, c'era bisogno di Into the wild.
Due ore e mezza di emozione pura. Cosa chiedere di più?

Due ore e mezza di emozione pura. Cosa chiedere di più?