Niente di meglio in questo luglio rovente che rifugiarsi nel refrigerio di un cinema. Semmai il difficile è trovare un film che meriti di essere visto. Ma ecco, come il panettone natalizio puntualmente sfornato ogni anno dai fratelli Vanzina, viene in salvataggio la versione estiva. 
Il debutto francese di Vincenzo Marano, più noto come regista di serial tv, non è dei migliori. "La Donna di nessuno", infatti, avrebbe tutto per essere un buon film se gli ingredienti in ballo non fossero troppi. E aggrovigliati. Si parte da un argomento di grande attualità: indagine per droga e prostituzione che porta all'arresto di un gruppo di "escort" superlusso e della loro manager, una eccellente Anna Galiena. 
Non ha vinto. Nonostante i complimenti di stampa e di pubblico, nessuna "palma" a Cannes per Marco Bellocchio e il suo melodrammone "Vincere" del quale, oltre la regia, ha curato anche la sceneggiatura. Eppure il film merita. Molti spezzoni di repertorio in bianco e nero (che va tanto di moda) una eccellente e passionale Giovanna Mezzogiorno, uno spaccato di storia minore tra le tante avventure mussoliniane, un racconto obiettivo dei fatti.
Questa nuova costosa impresa di Ron Howard (152 milioni di dollari) può essere vista in due modi. Se la si considera reale è meglio lasciar perdere, anche superando le polemiche e le contese sulla sua irriverenza religiosa. Se invece la si inquadra nel filone del "fantasy" o, meglio, del fantasioso, è indubbiamente avvincente.
Prendete due omicidi e un falso suicidio, lui lei l'altro ex compagni di college legati da sincera amicizia, collocateli da adulti a Washington D. C., create un clima di suspence hitchcockiana e una atmosfera altalenante tra frenetico e calma piatta, condite il tutto con politica, alta finanza, ex militari, media, ed ecco pronto un bel serial tv.