Percorso

Stati della cultura, lo slancio di Siciliano

Voluti dall'assessore provinciale sono andati in scena settimana scorsa a Palazzo Regio gli stati generali della cultura. Tra le proposte la necessità di un'analisi e la mappatura dell'esistente, per individuare urgenze, problematiche e potenzialità. Con la scrittura di regole certe e condivise. di Anna Brotzu 
 
Francesco Siciliano a Palazzo RegioFoto di Stefano Anedda.
Venti di Rivoluzione (culturale) o semplice presa d'atto della complessità del reale, gli “Stati Generali della Cultura” indetti dalla Provincia di Cagliari nella sede istituzionale di Palazzo Regio per il 10 e 11 novembre (in allegra coincidenza con lo sciopero nazionale) hanno rappresentato l'occasione per fare il punto e valutare lo stato dell'arte, al presente, specialmente dello “spettacolo dal vivo”. Settore delicatissimo per definizione (ciò che è vivo indubitabilmente può morire e agevolmente se soffocato dalla politica dei tagli che sembra imperversare con estro da giardiniere impazzito in quello che si dice(va) il Belpaese) e contiguo per non dire strettamente intrecciato (si parli di teatro, musica o danza e arti performative) all'industria cinematografica.
 
Gli ''Stati Generali della Cultura'', Provincia di Cagliari, Palazzo RegioPerché gli attori sono – o potrebbero e dovrebbero essere gli stessi, in una sana osmosi che riguarda anche storie e linguaggi e soprattutto comune è il “terreno” nel senso ideale di spazio della cultura e concreto, di una fabbrica della creatività che insiste sulla geografia della stessa Isola.
La questione cinema trova espressione nelle dialettiche istituzionali, con il potenziamento della Sardegna Film Commission regionale e di analoghi enti/fondazioni o quant'altro comunali, la “messa a sistema” (ormai fin troppo abusata ma fondamentale) di risorse – professionali e “paesaggistiche” in una rete che sia insieme efficiente e (il più possibile) esaustiva. Sembra (quasi) di riparlare dell'ovvio e, si sa, le buone intenzioni non mancano mai e neppure le belle parole: “concertazione” e “sinergia” son sicuramente la chiave di svolta del futuro ma all'enunciazione devono far seguito i fatti. In una rivoluzione sostanziale che tramuti i nodi burocratici in agevoli passaggi in cui chi volesse far cultura potrebbe trovare risposte certe, strumenti e - perché no? - un “invito” - in forma di facilitazioni logistico/economiche - a investire sul territorio.
 
Roberto PiliPer ora – ai preliminari – si assiste fondamentalmente a una presa d'atto: c'è chi ribadisce il senso e il compito dei ruoli istituzionali, specie in momenti di crisi in cui tutti si naviga a vista e le poche risorse pubbliche vanno centellinate con assoluto rigore e riguardo. Lo slancio dell'assessore provinciale Francesco Siciliano che ricorda l'urgenza di ampliare lo spettro delle risorse trovando una sinergia con i privati – quasi a far eco alle dichiarazioni d'intenti uscite dal Laboratorio 5 all'ExMà di Cagliari, e in particolare ai suggerimenti di Alessandro Hinna, docente universitario e specialista delle problematiche del settore. Tra le intuizioni di Siciliano, la necessità di un'analisi e mappatura dell'esistente, per individuarne le problematiche, che si completa nella necessità di “trasparenza” e “regole certe” ribadita da Enrica Puggioni, assessore alla cultura del Comune di Cagliari.
 
Lelio LecisIn una congiuntura non facile spetta alle istituzioni l'arduo complito di mediare tra le istanze differenti della società civile: a partire dall'emergenza scuole, accentuata dalle ultime misure del governo nazionale, e dalle biblioteche, primi “presidi” e avamposti della cultura. Per poi entrare nel merito non tanto o non solo delle scelte degli operatori quanto delle necessità degli interventi e – stando alle affermazioni – creare quel tavolo tecnico che permetta l'incontro tra privati e attori della scena culturale.
Ruolo fondamentale – specialmente in riferimento al cinema, sia per ragioni di budget che per l'esistenza di una (doppia) Film Commission, con l'istituzione della recente, auspicata e prestigiosa Fondazione che dovrebbe/potrebbe  rappresentare l'inizio di una nuova era -  riveste necessariamente la Regione Sardegna.
 
Salvatore MereuIn sinergia ça va sans dire con Province e Comuni, e se Cagliari - nel suo ruolo di capitale chissà se sul Mediterraneo, certo della Sardegna - dovesse rivestire un ruolo di capofila – tanto più con l'istituzione dell'eventuale cineporto in evidente stretta connessione con il tessuto artistico e tecnico – non sarebbe male. Anzi. Purché in una visione complessiva trovino poi spazio peculiarità e sguardi soggettivi. Nel duplice aspetto di un'industria cinematografica di e per la Sardegna (inutile dirlo a impatto ambientale zero o quasi) e di un vivaio di talenti. La Film Commission Torino/Piemonte docet. E l'auspicata filiera suggerita e proposta dal regista Gianfranco Cabiddu rappresenterebbe un tassello fondamentale, nel creare un circuito virtuoso tra formazione e produzione, investendo in risorse umane e infrastrutture come motore di sviluppo e lasciando a registi, autori, attori e musicisti e tecnici l'onere di costruire visioni.
 
Gli ''Stati Generali della Cultura'', Provincia di Cagliari, Palazzo RegioFilm d'arte (e/o d'interesse “nazionale”) e festival come vetrina. Con concorsi e progetti per i “giovani talenti”. E un sistema cinema che mette in rete Regione, Province (se resisteranno... in tempo di tagli) e Comuni (piccoli e grandi).
 
Tanto vale, mentre sembra di avvertire la passione e l'entusiasmo (e non speriamo il cupo rombo) di una rivoluzione, sognare un po'. Magari ad occhi aperti.
Foto di Stefano Anedda
 
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16 novembre 2011
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