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Review - F. Primo

"Nirvana" di Gabriele Salvatores

di Filippo Primo

''Nirvana''Ciò che più apprezzo in un regista è la sua voglia di sperimentare ed osare mettendosi in discussione. Se poi tutto questo avviene all’interno del cinema italiano, la mia stima cresce ulteriormente. Gabriele Salvatores avrebbe potuto rimanere adagiato sugli allori dopo il premio Oscar per "Mediterraneo", campando di rendita rifacendo sempre il medesimo film; invece, come i grandi artisti,  riesce a captare lo spirito del tempo e coglie l’impossibilità di continuare a rappresentarlo con il linguaggio della tradizione per risvegliare il pigro pubblico nazionale. Anche a questo serve il cinema: segnalare una crisi latente!


Su una linea immaginaria che parte dai sogni ad occhi aperti di Méliès, si immerge nei racconti di P.Dick, incontra in epoca moderna Blade Runner e arriva, supertecnologizzata al 1999, anno di nascita della trilogia di "Matrix", mi vorrei soffermare al 1997 quando Salvatores mette in scena "Nirvana", il film che rivedremo questa settimana.
Mancano tre giorni a Natale in un imprecisato prossimo futuro e Jimi (C.Lambert), creatore di videogiochi che lavora per la multinazionale "Okosama Starr", deve consegnare il suo ultimo videogame "Nirvana", che sarà lanciato per il giorno di Natale.

''Nirvana''Jimi è in crisi con se stesso e con il suo lavoro, ma soprattutto con gli affetti in quanto Lisa, la sua donna se n’è andata un anno prima lasciandogli solo un video messaggio d'addio. Il computer sul quale sta lavorando ha preso un virus, che ha fatto impazzire il programma "Nirvana" e Solo (D.Abatantuono), il protagonista del videogioco capisce di non essere reale e che il suo destino è quello di ripetere in eterno le stesse azioni per cui chiede a Jimi di liberarlo cancellandolo per sempre. Jimi inizia così un viaggio attraverso l’Agglomerato del Nord nelle misere periferie etniche (Marrakech, Shanghai Town e Bombay City), per entrare nel sistema della multinazionale e cancellare il gioco, pensando che in tal modo potrà forse ritrovare anche la sua Lisa. Nella sua discesa agli inferi sarà affiancato da Joystick (S. Rubini), un "angelo" in grado di volare sulle reti informatiche, che per bisogno s’è venduto le cornee sostituendole con protesi elettroniche a buon mercato e da Naima (S. Rocca) esperta di computer che dopo avere subito la cancellazione della memoria ricorda solo l’ultimo anno di vita ma può inserire nella sua testa ricordi artificiali attraverso una sorta di porta usb. Dopo avere appreso la morte di Lisa non gli rimane che cancellare il suo gioco ma facendolo ha annullato anche se stesso e la sua carriera.

''Nirvana''Una trama labirintica a più livelli come un vero videogame. Il tutto girato nell'area industriale dismessa dell'Alfa Romeo di Milano: una fabbrica che si converte in fabbrica dei sogni grazie anche allo scenografo Basili che ha inventato un microcosmo fantastico con un occhio a Bosch e a Escher (Qua potete vedere il famoso quadro di Escher che ha ispirato una sequenza del film).

Un film psichedelico (come lo stesso Salvatores ama definirlo) che cerca di aprire le porte della percezione. Se il tributo a "Blade Runner"  -vedere l’incessante neve che cade sulle periferie multietniche- e a tutta la cultura cyberpunk è abbastanza ovvio, è molto interessante notare come in questo primo vero film di fantascienza italiano (nel passato della cinematografia italiana troviamo quasi sempre delle opere farsesche o parodistiche), Salvatores non rinuncia ai caratteri tipici delle proprie opere, in primis il tema dell'amicizia e della fuga come rifiuto della realtà in cui ci si trova a vivere: un individuo che chiede di essere cancellato non è poi così lontano da chi decide di andare a vivere in un’isola sperduta nel Mediterraneo!

''Nirvana''Qui ci troviamo in due universi paralleli della realtà e della virtualità dove si consumano due scelte omologhe: spezzare le regole del gioco chiamandosene fuori. Se il Nirvana è lo stato di abbandono, di cancellazione che dovrebbe portare alla pace completa, anche il film di Salvatores è una sorta di distacco da ciò che aveva fatto precedentemente, che non significare ripudiare il passato ma verificare la capacità di cambiare. La morale del film è proprio questa: se ci si accorge di essere in un gioco che non ci piace più è nostro dovere smettere di giocare anche a costo di un sacrificio totale, anche se questo implica la rinuncia a quello che sei stato o che credevi e ti illudevi di essere.  
Frase del film: “Fare ogni cosa meglio che puoi anche quando le cose sembrano impossibili: questo cambierà il mondo”

Citazione della settimana: “La televisione crea l'oblio, il cinema ha sempre creato dei ricordi”

(Jean-Luc Godard)

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