Percorso

"Quel maledetto treno blindato" di Enzo Castellari

di Filippo Primo

''Quel maledetto treno blindato'', locandinaL’entusiasmo ipertrofico di Tarantino torna al Festival di Cannes con il nuovo film “Inglourious Basterds” (errore ortografico voluto dal regista!) che da noi sarà distribuito con il titolo “Bastardi senza gloria”. Come quasi tutti sapranno, per il film in questione, Mr. Tarantino si è -molto- liberamente ispirato a ”Quel maledetto treno blindato” del 1977, uscito in terra straniera proprio con il titolo “Inglorious bastards”. Il film che rivedremo questa settimana sarà proprio questa sorta di spaghetti-war movie diretto da Enzo G. Castellari, il re del cinema italiano d’azione e uno dei più prolifici autori di western e polizieschi italiani (i cosiddetti ”poliziotteschi”) fra cui gli indimenticabili “Keoma”, La polizia incrimina la legge assolve”, “Il cittadino si ribella” giusto per citarne alcuni.
Negli ultimi decenni c’è stata una forte rivalutazione dei generi popolari, amatissimi dal pubblico fin dagli ultimi anni ‘60, fatti da veri e puri artigiani del cinema nostrano tra i quali, oltre a Castellari, spiccano nomi di tutto rispetto quali Lucio Fulci, Fernando Di Leo, Mario Bava, Aristide Massaccesi alias Joe D’Amato e Umberto Lenzi.
 
''Quel maledetto treno blindato''Snobbati dalla critica in un periodo in cui, forse, il cosiddetto cinema alto e d’autore destava maggior interesse, questi registi sperimentavano di tutto passando in rassegna qualsiasi genere: horror, poliziesco, western, “peplum” fino ai folli generi come il nazisploitation, il cannibal movie e il decamerotico. Anche se alcune di queste pellicole erano e sono veramente brutte sotto tutti gli aspetti (non bisogna dimenticare che il loro unico scopo era essere appetibili per le grandi masse!), mi trovo a dover approvare il pensiero del regista e critico Luc Moullet: “…il cinema dei “filoni” si rivela spesso più personale, più artistico del cinema d’autore”.
Purtroppo un certo tipo di cinema in Italia non esiste più perché non esiste quella voglia di giocare e osare con grande creatività; per cui è quasi impossibile mettere in scena horror, thriller o avventurosi.
 
''Quel maledetto treno blindato''Ma oggi il cinema di genere - che alcune mitiche fanzine come Nocturno e Amarcord già negli anni ’90 hanno sempre glorificato dedicando spazio ai cosiddetti film e registi di serie B o Z - è uscito fuori dalle cripte non solo grazie ad una critica che forse ha cambiato punto di vista, ma anche e soprattutto al solito Tarantino che ancora una volta prepara l'ennesima personale rilettura del cinema di genere; e dopo noir, pulp e kung fu, road movie-slasher (Le iene, Pulp Fiction e Kill Bill, Grind House) ora è la volta del war movie, o come qualcuno ha detto dei “macaroni combat”. E siccome quando Tarantino si fissa con un film riesce a far “fissare” tutto il mondo per lo stesso film, prepariamoci e diamo un‘occhiata più da vicino alla sua fonte ispiratrice originaria.

''Quel maledetto treno blindato''Il film di Castellari è ambientato in Francia durante la Seconda Guerra Mondiale e si incentra su di un gruppo variamente assortito di soldati americani che hanno un conto in sospeso con la giustizia. Approfittando di un bombardamento che disperde il plotone che li accompagnava alla fucilazione il gruppo, formato tra gli altri del tenente Robert Yeager (Bo Stevenson), il ladruncolo Nick Colasanti (M.Pergolani), il colonnello Buckner (I. Bannen), l’afroamericano Ganfield (F. Williamson ) ai quali si aggiungerà anche un soldato tedesco stanco e schifato dalla guerra, cerca di raggiungere il confine svizzero. Le campagne delle Ardenne brulicano però di nazisti, con i quali avranno degli scontri fino a quando, in seguito ad un grave errore (uccidono un plotone di soldati americani travestiti da tedeschi, i quali dovevano portare a termine un'importantissima missione) non resterà altro che prendersi carico della la missione segreta: assaltare un treno sul quale i nazisti trasportano un nuovo tipo di missili balistici V2. Solo pochi riusciranno a sopravvivere ma la missione sarà portata a termine e gli sbandati "bastardi" si dimostreranno eroi loro malgrado.

''Quel maledetto treno blindato''Il modello di riferimento è esplicitamente “Quella sporca dozzina” ma è a sua volta un omaggio a tutti gli altri “man-on-a-mission movies” come “I cannoni di Navarone” o “Dove osano le aquile”, adattato ai palati italiani di quel tempo. La scena delle ausiliare tedesche nude che escono dal fiume armate fino ai denti e che poi iniziano a sparare, oltre ad essere piaciuta sicuramente a Tarantino per il suo carattere eccessivo e trash, è sicuramente nello spirito delle commedie “sexy” anni ‘70. Tutti i personaggi sono molto stereotipati (il soldato coraggioso, il soldato di colore, il soldato italo-americano un po’ mafioso ma simpatico), quasi degli ideali sociali (l'altruista, il delinque, l'arraffone). Castellari dirige questa sorta di A-team della seconda guerra mondiale con un budget ridotto all’osso ma con perizia e inventiva, mettendo in campo il suo stile caratteristico fondato su un’azione molto serrata, sparatorie in luoghi chiusi e grandi esplosioni.
 
''Quel maledetto treno blindato''L’uso del rallenty, in cui Castellari è un maestro, da un tocco di drammaticità alle scene più cruente e concitate dove si fa un grande uso degli stuntman (tra l'altro ognuno moriva più e più volte, dato che nel montaggio finale le scene furono inserite sotto diverse angolazioni). A testimoniare l’esiguo budget, si nota come nella seconda parte i soldati non sparino più un colpo con le armi ma si servono di coltelli, balestre e pugni.
Un film dunque non certo memorabile ma divertente e gradevole, che sa come intrattenere quello spettatore che non cerca introspezione ma solo una serata scaccia pensieri.

Frase del film: ”Io credevo che portando tutti la stessa divisa fossimo un po’ tutti uguali, invece si rimane quello che si è, anzi si peggiora”

Citazione della settimana: “Il pubblico è così poco rispettato, che quando si vede rispettato profondamente, si sente perduto” (Roberto Rossellini)
 
Nella home page due articoli su "Inglorious Basterds": "La vendetta di Quentin" e "Castellari, il maestro di Tarantino".
 
 
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