"Katyn" di Andrzej Wajda

Polonia, 1939. Due folli in fuga attraversano un ponte. Una madre trascina la figlia verso la "salvezza"; la moglie di un generale scappa dalla tragedia che sta per scatenarsi.
Due direzioni opposte, lo stesso destino. Una tenta di sottrarsi all'oppressione della Wehrmacht, l'altra all'Armata Rossa.
Il regista polacco Andrej Wayda porta, per la prima volta, sullo schermo una pagina tragica e controversa della seconda guerra mondiale: la strage di Katyn perpetrata dall'esercito russo. 22mila soldati polacchi arrestati, deportati nei campi di prigionia sovietici e uccisi, con un colpo alla nuca nei territori di Katyn, Tver e Kharkov.
I corpi furono ritrovati nelle fosse comuni.
Il film ci mostra l'attesa lunga e straziante delle mogli, dei figli e dei parenti dei soldati deportati nei gulag; la speranza delle donne che da sola nasconde la certezza del destino degli uomini.
Il 17 settembre 1939 la Germania di Hitler e la Russia di Stalin siglano il patto Molotov-Ribbentrop e si spartiscono il territorio polacco.

Il regista, figlio di uno degli ufficiali uccisi, sognava da tempo di realizzare questo film. Il pretesto è stato il romanzo post mortem di Andrej Mularcczyk, la storia di un crimine ma anche di una menzogna oggi non del tutto indagata.
Nonostante lo spettatore sia abituato a scene di esecuzioni, la sequenza finale in cui la macchina della morte entra in azione per mano russa è intensa e lascia nei nostri occhi lo sgomento e la rabbia. Ci dimentichiamo il colore della divisa e l'identità dei criminali.
Il film è un contributo alla riscoperta di una delle stragi mai chiarite della seconda guerra mondiale e del '900, ancora oggi negata.

A Cagliari e in alcune altre città, il film non è arrivato nella data d'uscita prevista, e neppure in “ritardo” . Il rischio è ovviamente che faccia la fine della maggior parte dei film su queste tematiche , il più delle volte distribuiti in circuiti cinematografici “di serie B” o talvolta trasmessi solo in televisione o distribuiti solo in Home video. Come non vedere, in queste distribuzioni a singhiozzo di questi titoli una volontà seppur camuffata di censura e di non voler ancora oggi fare i conti con un passato troppo scomodo.
Adesso, dopo una distribuzione a singhiozzo in pochissime città italiane, e dopo svariate proteste per il trattamento altamente censorio riservato al film in Italia, anche da parte del regista che del distributore italiano, il film esce in dvd.

Con la versione home video, quindi, arriva finalmente la possibilità di vedere anche a Cagliari questo capolavoro censurato, nella speranza che questa versione non sia destinata a una permanenza limitata sul mercato, destino questo comune a pellicole come questa.