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Review - F. Primo

“Le avventure del Barone di Münchausen” di Terry Gilliam

 
''Le avventure del Barone di Munchausen'' locandinaIl cinema fantastico rappresenta una delle due strade opposte in cui si è indirizzato, fin dai suoi albori, il cinematografo. Per la precisione, la strada tracciata da Méliès che con i suoi trucchi e le sue illusioni sperimentò le potenzialità del “nuovo mezzo” per creare situazioni fiabesche, irreali o comunque sempre a cavallo tra realtà e immaginazione. A lui – che aveva trovato “l’ordinario nello straordinario- non interessava percorrere la strada dei fratelli Lumiere (scopritori dello “straordinario nell’ordinario”) ovvero quella della riproduzione del reale e fu così che diede vita ad opere  quali “Le Voyage dans la lune” (Viaggio nella luna, 1902) e “Le Voyage à travese l’impossibile” (Viaggio attraverso l’impossibile, 1904). Da quel periodo in poi il cinema fantastico da vita a tanti altri sottogeneri fino all’affermazione, negli anni ’80 del cosiddetto “heroic fantasy” con le sue storie di barbari, miti e magie.
Nel 1989, l'ex Monty Python, Terry Gilliam (“Brazil;  “L’esercito delle 12 scimmie”; “Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo”) porta sul grande schermo “Le avventure del Barone di Münchausen” liberamente ispirato al romanzo omonimo di Rudolph E. Raspe e di Gottfried A. Bürger.

''Le avventure del Barone di Munchausen''Siamo verso la fine del ‘700  e in una piccola città assediata dai turchi, una compagnia teatrale sta mettendo in scena le straordinarie gesta di Karl Friedrich Hieronymus Von Münchausen, un nobile ufficiale di cavalleria. Ecco però arrivare sul palco il vero e ormai vecchio barone di Münchausen (John Neville) che diffida i commedianti dal raccontare le sue avventure in maniera mendace. Sarà lui ad esporre personalmente la versione autentica degli eventi che lo videro protagonista insieme ai suoi quattro compagni di avventura: Gustavo, il soffiatore più potente del vento; Bertoldo, il servo più veloce del mondo; Albrecth, l'uomo con la forza di un gigante; Adolfo, l'uomo dalla vista telescopica.
 
''Le avventure del Barone di Munchausen''Deciso a liberare la città dall’assedio turco, il Barone, accompagnato dalla piccola Sally, la figlia del capocomico, si alza in volo su una mongolfiera ricavata dalle vesti intime delle donne. Inizia così la ricerca dei suoi formidabili amici da cui, tempo addietro, si era separato e si troverà catapultato in situazioni incredibili: sulla Luna avrà a che fare con il bizzarro e collerico re (Robin Williams); al centro della terra farà ingelosire Vulcano che vede insidiata sua moglie Venere (Uma Thurman); nel ventre di un mostro marino trova gli ultimi due amici e cavalca, col suo destriero Bucefalo, le onde del mare per arrivare, con tutta la sua “compagnia” sulle rive della città cinta d’assedio. Il Barone, dopo tutte queste peripezie, appare ringiovanito (nonostante la Morte con la sua falce lo abbia sempre seguito) e il suo spirito rinvigorito da la carica ai suoi fedeli compagni, assicurandosi vittoria certa contro l’esercito turco.
 
''Le avventure del Barone di Munchausen''Iniziano i festeggiamenti in onore degli eroi ma la morte fa ancora la sua comparsa e questa volta – per mano di un perfido funzionario che spara da un tetto- si porterà via il Barone…o no?!?...

Nonostante il flop commerciale che ebbe a suo tempo, il film merita uno sguardo più attento. Prima di tutto perché Gilliam è uno dei registi più visionari del nostro tempo oramai caratterizzato da film che molto spesso obbediscono alle regole del marketing e non ad esigenze di tipo espressivo. In secondo luogo il film è un bellissimo inno alla fantasia e al gusto barocco merito, quest’ultimo, anche di un cast “tecnico” tutto italiano (G.Rotunno per la fotografia, D. Ferretti per le scenografie e G.Pescucci per i costumi).
 
''Le avventure del Barone di Munchausen''Come in tante altre sue pellicole Gilliam mette in discussione la razionalità delle cose visibili, costruendo un “altro mondo” che vive a cavallo tra reale e irreale e che serve a rovesciare i luoghi comuni mettendo in ridicolo la ragione come potere. Gilliam stesso è una sorta di Munchausen convinto che non ci debba essere limite alla fantasia e il che il cinema sia una macchina per reinterpretare il mondo con tutta la fantasia  possibile in piena libertà. Forse è anche per questo motivo che abbandonò gli USA per trasferirsi in Europa più adatta al suo spirito controcorrente.
Non dimentichiamo infine che le avventure del Barone sono state portate precedentemente sullo schermo da altri registri, uno fra tutti lo stesso Méliès nel 1911.
 
E quasi a voler significare il legame fra i due grandi registi del fantastico (oltre alla scena del viaggio sulla luna), tutto il film fa un utilizzo di effetti speciali che nella fattispecie sono dei veri e propri trucchi (realizzati a Cinecittà) che non fanno niente per nascondere la loro natura artificiale. Un esempio puro di come il cinema sia per eccellenza la macchina dispensatrice di sogni e un invito a lasciarci guidare dal fanciullino che è dentro di noi.


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