Percorso

“Bellas Mariposas”, la parola a Mereu

A tre mesi dal ciak incontro con il regista che ci racconta la sua nuova "avventura" cinematografica incentrata sul libro di Atzeni. Il set pronto per l'estate ma si cercano ancora attori e location. di Anna Brotzu

Sergio Atzeni«Racconto picaresco» sullo sfondo di una Cagliari agostana, “Bellas Mariposas” di Sergio Atzeni approderà prossimamente sul grande schermo: «contiamo di girare entro l'estate» promette il regista Salvatore Mereu, che intanto alla “città bianca” evocata dall'autore di “Passavamo sulla terra leggeri” e “Il quinto passo è l'addio” ha dedicato i corti di “Via Meilogu 18”, ideati e realizzati con gli studenti della Ciusa-Alagon-Dessì.
Quasi un preludio, un'iniziazione per l'artista nuorese alle atmosfere del film incentrato sulle due adolescenti “farfalle”, con i sogni (“voglio diventare rock star, dopo che sarò rockstar sceglierò l'uomo”) le paure e le insidie di una vita nei quartieri popolari, tra i segni di degrado urbano e sociale, le piccole e grandi tragedie quotidiane e la magia del mare. «Parlare del film è prematuro» esordisce Mereu: «dobbiamo ancora scegliere gli attori e le location: cerchiamo soprattutto bambini e ragazzi tra i 4 e i 20 anni, ma dobbiamo coprire un po' tutti i ruoli, dai giovanissimi agli adulti, perché dobbiamo comporre una famiglia, anzi un intero caseggiato».  Il casting è cominciato: «gli interessati possono inviare una mail con nome e cognome, età, recapito telefonico e fotografie all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ( tutti i dettagli su cinemecum.it, ndr).
 
Salvatore MereuSpiega il regista nuorese: «La difficoltà più grande è trovare le due protagoniste, due ragazzine che potrebbero avere dagli 11 ai 13 anni: un' età fragile e complicata, e anche un'età in cui ci si trasforma, si può cambiare completamente in pochi mesi». Intorno a queste due “farfalle”, le “mariposas” del titolo, si svolge «uno dei più bei racconti della letteratura italiana se non europea: per me è la cosa più bella che abbia scritto Sergio Atzeni; se non rischiassi di far torto ai tanti estimatori degli altri suoi romanzi e racconti, direi l'opera più bella in assoluto, così intensa e poetica, graffiante e anche surreale». Perfetta per un film, che ha già ottenuto riconoscimenti importanti: «in un momento così difficile non solo per il cinema e non solo in Italia, mi sembra giusto sottolineare che il progetto ha ottenuto il sostegno del MiBAC, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali: è stato riconosciuto come film di interesse culturale nazionale. In un momento difficilissimo in cui si tagliano i fondi del FUS, è un segnale positivo; e alle risorse del ministero speriamo si aggiunga l'attenzione di altri “attori” istituzionali, della Regione Sardegna e della provincia e del comune di Cagliari, dove la storia è ambientata e dove quindi si svolgeranno le riprese. La RAI ha già acquisito i diritti. E cercheremo di avere il più possibile maestranze sarde: per fortuna esistono, soprattutto in questi ultimi anni si sono sviluppate molte professionalità nell'Isola. La mia speranza è che tutti, attori e tecnici, ma soprattutto istituzioni rispondano all'appello».
 
''Sonetaula'' e MereuUn' idea del budget? «E' una variabile che dipende da molti fattori: una forbice che può aprirsi o stringersi a seconda di chi saranno gli interpreti e anche dei tempi di lavorazione, con gli imprevisti del caso (oltre che delle risorse messe in campo); una parte della troupe viene da fuori, e c'è un costo di permanenza, che ha anche però, se pensiamo al cinema come industria, una ricaduta economica sul territorio». Produttori? «Ormai nel cinema bisogna imparare a far da sé, reinventandosi i ruoli: il film sarà prodotto da Viacolvento, la mia società e da Gianluca Arcopinto, con cui ho realizzato gli altri miei due film, “Tajabone” e “Sonetàula”».
Quale immagine dell'Isola proietterà il suo “Bellas Mariposas”? «Sarà soprattutto la Cagliari raccontata da Atzeni, la città ma anche la spiaggia del Poetto e tutte le sequenze al mare, in una giornata torrida di agosto». Una città, un microcosmo che ormai ha iniziato a conoscere: «Io sono nuorese, ma da due anni sono stato spesso a Cagliari, l'anno scorso ci ho proprio vissuto e ci ho girato anche un film! E “Bellas Mariposas” si sviluppa come un vero racconto “on the road” tra i vari quartieri della città, con luoghi e personaggi “caratteristici”, anche se è troppo presto parlare del film, se non come di un lavoro in fieri che attende di essere realizzato. Speriamo!».
Precisa Mereu (che firma anche la sceneggiatura): «Certo, si sente forte la responsabilità di tradurre sullo schermo un racconto che è straordinario; e la parentesi cagliaritana penso mi sia stata utile. E' una buona regola avvicinarsi al soggetto, per fare un film su qualcosa è bene che la si conosca. Anche se come ogni regola, ha le sue eccezioni: per descrivere bene una regione, un popolo, non bisogna necessariamente esserci nati. Wim Wenders ha fatto film in tutto il mondo! A volte s'incontrano storie che sono universali e potrebbero svolgersi ed essere ambientate in qualsiasi luogo. Nel caso di “Bellas Mariposas” è fondamentale capire quanto il racconto non appartenga solo alla letteratura e non sia quella la sua sola dimensione possibile e quale possa essere la traduzione migliore; è più un problema di ordine linguistico che geografico. Anche se ripeto stiamo giocando ancora sulle possibilità, e sarà così finché il film non sarà finito: oggi più che mai il condizionale è d'obbligo, quando si deve realizzare un progetto cinematografico.
 
Cagliari come locationDevo ammettere però che finora ho trovato larghe adesioni e grande partecipazione nelle poche sedute che abbiamo fatto. E il film può e vuole anche essere un'occasione per chi abbia voglia di misurarsi con il cinema non solo quindi per chi lo fa di professione ma anche per altri, magari sulla spinta della curiosità, e dal fascino del capolavoro di Atzeni».
Infatti, rivela Mereu: «Il casting è lontano dall'essere chiuso e soprattutto terremo tutte le possibilità aperte fino alla fine, anche a film iniziato: se il caso ti regala qualcuno a cui non avevi pensato o che sembrava impossibile potesse partecipare, perché privarsene a priori? E' un invito che mi sento di fare a tutti, di cimentarsi senza pudore e senza timori, anche perché il compito dei regista e dei collaboratori sostenere chi ha meno esperienza: io incoraggio tutti a partecipare, i piccoli naturalmente con il consenso dei genitori. Vengo da esperienze cinematografiche in cui ho utilizzato attori non professionisti, e basti pensare al Neorealismo: quella grande lezione di cinema non è mai venuta meno. Con questo non voglio sminuire il ruolo e l'importanza dei professionisti: gli attori son sempre una garanzia; quando sono giusti nel ruolo sono la risposta migliore ai problemi di un regista. Però contano molto anche le facce, a volte un'immagine racconta una storia».

E conclude: «mi sembra quasi strano parlare tanto di “Bellas Mariposas”: fare un film è sempre un'avventura, e anche se questo è un progetto solido perché viene da un racconto straordinario, ci stiamo appena incamminando. E' vero che se il buongiorno si vede dal mattino, le premesse ci sono tutte. Ma è prematuro parlare di cose che sono ancora di là da venire: siamo a tre mesi dall'inizio delle riprese e tutto può ancora succedere».
Come vedere apparire, come per caso, due “Bellas Mariposas”...
 
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13 aprile 2011
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