Percorso

C'è Vincent Gallo ad Oristano

Quattro settimane di riprese nel Sinis per “La leggenda di Kaspar Hauser” con Gallo, Gifuni e la Gerini. Dietro la macchina da presa, un milanese dalla tempra sarda: Davide Manuli, assistente di Al Pacino e finalista al Solinas. di Maria Elena Tiragallo
 
Vincent GalloCiak si gira! La penisola del Sinis diventa set cinematografico. Succede in occasione delle riprese del secondo lungometraggio “La leggenda di Kaspar Hauser”  del regista  Davide Manuli, iniziate  in questi giorni. Macchina da presa puntata sulla seducente penisola sarda che guarda alle Baleari e lascia impotenti davanti a una così grande bellezza naturale,  per raccontare  il personaggio  leggendario di Kaspar, dando una rilettura in chiave surreale  di quell’enigma che affascinò scrittori e registi da un secolo ad oggi.  
Prodotto  da Bruno Tribbioli e Alessandro Bonifazi per la Blu  Film e Shooting  Hope Productions con  il contributo della Regione Sardegna (Davide Manuli con Giovanni Columbu e Salvatore Mereu è  uno dei registi che gode dell’assegnazione dei finanziamenti per i lungometraggi dei bandi 2008/2009 della Regione, pari a 400mila euro)  distribuito da Cinecittà Luce, inizialmente avrebbe dovuto avere come location prescelta  l’incontaminata isola dell’Asinara.
 
Davide Manuli sul setUn cambio di set dovuto probabilmente a motivi logistici. Ma, il regista Davide Manuli ha la Sardegna nel cuore, avendo già girato il suo primo e fortunatissimo  lungometraggio “Beket” tra la miniera di Montevecchio, Arbus ed Aggius.
Ed ora  eccolo di nuovo qui, dal 2 maggio, al lavoro  per ben quattro settimane con “Kaspar Hauser”, pellicola che vanta un cast internazionale. Grandi  i nomi degli attori: primo fra tutti Vincent Gallo, nei panni del protagonista, Elisa Sednaoui, Claudia Gerini, Silvia Calderoni e Fabrizio Gifuni.  Come sarà questo nuovo film? “Nasce dalla volontà di continuare la linea  poetica iniziata con Beket, volendone mantenere lo stesso filo conduttore.
 
Un ritratto di Kaspar HauserSi potrebbe dire che la mia versione di Kaspar Hauser  prenda letteralmente il testimone da Beket.  Gli elementi di vicinanza  tra i due film sono tanti: la scelta di una fotografia  in bianco e nero, la Sardegna col suo paesaggio spettacolare, l’assenza di umanità e  civiltà, i pochissimi personaggi  e affrontare delle tematiche universali” ha spiegato Davide Manuli. Qual è la genesi del film? “Mi piace molto l’idea di rimetter mano  a Kaspar Hauser ben 35 anni dopo Werner Herzog. Si tratta di una rivisitazione  personale della storia di Hauser, divenuta un mito nel tempo.  Vorrei affrontarla mettendo in  rilievo  gli elementi archetipi, esaltando il valore poetico della storia.  Voglio insistere sul fatto che  non ha senso prendere la vicenda così come è accaduta, ma  ha  maggior valore reinterpretarla  in chiave poetica e surreale”.
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4 maggio 2011
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