Percorso

Della Casa o l'eccellenza delle Film Commission

«Il nuovo film di Leonardo Pieraccioni girato in Sardegna può rappresentare l'inizio di una svolta pilotata per il futuro del cinema nell'Isola». Parola di Steve Della Casa, una delle voci di Hollywood Party su RadioTre, critico e presidente della Film Commission Torino-Piemonte, a Cagliari in occasione del Festival Leggendo Metropolitano. di Anna Brotzu

Della Casa SteveLo scambio di battute con uno degli artefici del successo di quella che è diventata una delle Film Commission più attive sul territorio nazionale, esempio virtuoso da imitare o quanto meno attentamente osservare e “studiare”, nasce sull'onda di dubbi e polemiche attorno ai recentissimi “ciak” sull'Isola.

Perché se è vero che non mancano in Sardegna location interessanti e suggestive, cui risponde il capillare impegno della Sardegna Film Commission nel promuoverle e valorizzarle, non sembra altrettanto facile trovare adeguate professionalità. Da potenziare certo l'idea del database, il catalogo dei lavoratori del cinema. Ma anche la questione dei compensi ha suscitato perplessità. Forse per una nuova etica del risparmio in conseguenza ai tagli al FUS e certe derive nazionali sulla compressione dei costi del lavoro. Pare che non sempre - e qui non si parla di produzioni low budget, almeno non nel senso classico - compensi e tariffari siano adeguati alle norme nazionali. Chissà. La crisi colpisce ovunque.

E l'attenzione si accende anche su quel 120 % delle risorse da spendersi sul territorio, laddove vi sia un investimento della Regione Sardegna. Logica vuole che per uno degli esempi più prossimi, la scelta caduta sui paesaggi lunari dell'Oristanese per il film "La leggenda di Kaspar Hauser" di Davide Manuli e dunque la permanenza in alberghi, pranzi e cene, un po' di manodopera locale non possano che aver influito positivamente sull'economia locale. La verifica al dettaglio si potrà fare solo sui rendiconti, e al solito dopo un ragionevole periodo di tempo. Ma al di là del caso particolare, preme proprio il valore simbolico e istruttivo della trasparenza, nell'erogazione dei fondi e nella gestione delle risorse. La via maestra, e forse l'unica percorribile, per uno sviluppo condiviso.

Regione SardegnaTra le pieghe di questi discorsi forse si cela qualcuna delle ragioni per cui il cinema, nonostante le buone parole e intenzioni, non riesce ancora a decollare come industria. Autonoma e non sovvenzionata. Magari in grado di ripagarsi con i profitti. Nulla da dire, al contrario, sul sostegno all'arte e alla cultura, ad esordienti e opere prime. Ma esiste – o dovrebbe esistere -  anche un altro “lato” della decima musa, forse più “pop”, in grado di farsi volano per tutto il comparto. Purché le risorse vengano messe a sistema. E si inneschi finalmente un circolo virtuoso. Che significa (anche) occupazione. Fine dichiarato di questa ricerca, che parte dal riscontro con il “caso” torinese, è proprio quello di innescare una discussione e un confronto in positivo. Con critiche e questioni urgenti sul tappeto. E il coinvolgimento della politica. E di tutti gli “attori” (registi e tecnici, operatori, montatori, sceneggiatori etc) coinvolti.
 
Leonardo Pieraccioni a CagliariMicrofono aperto per Steve Della Casa, dunque. Ben venga Pieraccioni (vai alla video intervista). Ma che tipo di svolta? «Compito della Film Commission è attirare sul territorio film commerciali così come promuovere il cinema d'autore: deve essere come il bancone di un supermercato, dove il prodotto più raffinato e di nicchia sta accanto a quello più popolare e di largo consumo. Parlo da un punto di vista strettamente economico, con un investimento che sia almeno pari: l'esempio più calzante è quello di una squadra di calcio dove servono i grandi giocatori che fanno vincere il campionato, suscitano interesse e affezione per la squadra, ma serve anche creare e sostenere un folto e ricco vivaio, così poi dopo hai la possibilità di avere, relativamente a basso costo, dei campioni». Tra arte e sport? «Funziona allo stesso modo: l'investimento sul cinema, specie se si parla di risorse pubbliche, deve essere fatto pensando al futuro: solo così puoi averne un ritorno in prospettiva interessante. Il film che l'anno scorso ha avuto più successo è “Le quattro volte” di Frammartino, e non intendo solo per i premi e i Festival: è stato a Cannes nella Quinzaine des Realizateurs, e ha colpito per la sua particolarità, avendo evocato atmosfere alla Olmi. E soprattutto è stato venduto in 80 paesi, ottenendo più del doppio di quello che è costato solo con l'estero».

Vincent GalloBisogna diversificare, dunque. «E' importante guardarsi intorno, stare attenti a quel che succede, non trascurare i nuovi talenti e i nuovi linguaggi, chi ha fantasia e voglia sperimentare. Sennò si rischia quel che, pensando all'industria dell'auto, è capitato con una nota marca italiana: se fai la Punto, magari magnificamente, la vendi dappertutto ma ti specializzi e sai fare solo quella, rischi il tracollo se non sperimenti nuovi modelli. Il mercato, anche quello del cinema, si modifica e si modificano anche i gusti. Non si può restare imprigionati neppure nei propri successi». Quindi per restare al “caso” Sardegna? «Va bene Pieraccioni e va bene “La leggenda di Kaspar Hauser”: un film che utilizza location sarde, magari anche per risparmiare, perché con comparse e attori, tecnici e troupe presi sul posto risparmi sulla diaria,  viaggi e alberghi,  creando comunque un indotto sul territorio; e uno, molto diverso, con una star come Vincent Gallo che già lo colloca nel cinema indipendente, sostenuto dal ministero e coprodotto dalla Regione».

E anche qui la ricaduta è d'obbligo: il 120 % delle risorse devono essere spese in Sardegna. «Infatti. Uno degli aspetti su cui puntare sono le professionalità locali, e il budget di spesa (gli alberghi, gli affitti, etc.) e su quello calibri il tuo contributo. C'è un margine per la trattativa, che deve essere puntuale e vista caso per caso. Ruoli come il direttore della fotografia sono già decisi, ma sulle maestranze  puoi giocartela. Certo, devi avere le professionalità necessarie: quindi l'investimento riguarda anche la formazione. In Piemonte non abbiamo una percentuale prestabilita, come in Sardegna, ma resta l'obbligo di rendicontare tutto. E poi fai le tue verifiche su quello che è stato speso e dichiarato: senti gli albergatori, per i tecnici da noi ci sono delle squadre complete, sai già chi prenderà tizio, conosci i costi delle location». Senza trucco e senza inganno? «Il caso più eclatante è stato uno che avrebbe dovuto assumere un sacco di gente, ma erano tutte persone di fuori, facendo cambiare loro la residenza. Non è difficile accorgersene, in quel caso erano emeriti sconosciuti, è bastato fargli capire che non era quello che serviva e si è dileguato. Ma sono casi rari. Non conviene a nessuno».

Piemonte Film CommissionParlando di soldi: quanto spende la Film Commission Piemonte? «Più o meno abbiamo un giro di 30milioni l'anno: il budget della Film Commission è di 3 milioni l'anno, poi è stata creata una società che gestisce un fondo revolving, in qualche modo supporta la produzione acquistando dei diritti. In sintesi, come per il vostro “Kaspar Hauser”, in maniera  “mirata” decide di scommettere sul film, acquisendo in anticipo parte dei diritti, quindi di fatto anticipando del denaro alla produzione. Son però scommesse “calcolate”, come per il film di Fabio Volo e i diritti di Sky, anche perché è un fondo revolving e ha pure piccole spese di segreteria, quindi deve recuperare un po' più di quanto mette». Si diceva, attrarre le produzioni, grandi e piccole, non solo il cinema indipendente: ma non è tutta una questione di denaro... «In Piemonte abbiamo anche il cineporto, cioè le strutture che offriamo alle produzioni, e sono 7 uffici tutti cablati: non studios ma proprio uffici, e capitano anche degli scambi,  se a una produzione manca un elettricista, può trovarlo nell'ufficio accanto. Abbiamo in archivio 12-13mila location catalogate. Poi ci sono altri benefit in automatico: non paghi il suolo pubblico e puoi ottenere i permessi in 48 ore, il che per una troupe può essere importante perché fa risparmiare tempo e soldi: se una volta sul posto decidi di spostarti dall'altro capo della strada, a Roma ci puoi mettere due settimane per avere il permesso. E non è detto che te lo diano: da noi si gira il film sulla strage di piazza Fontana, perché via Larga a Milano anche se è rimasta tale e quale non si può chiudere al traffico.

Le location sarde per PieraccioniA Torino invece approfittando del ponte si è chiusa una via per quattro giorni. E la gente non protesta. Un segnale importante a favore del cinema». Basta crederci. «E investire sul futuro: se dovessi dare un consiglio... In Piemonte finanziamo sui 50 documentari all'anno, poi molti di questi registi stanno passando alla fiction. Il nostro fiore all'occhiello sono i fratelli De Serio, in concorso a Locarno con il loro primo film di finzione. Ora poi con le nuove tecnologie basta a volte un piccolo investimento e oltre al ritorno immediato perché i soldi verrano spesi sul territorio crei un legame privilegiato con dei registi che torneranno  a girare da te. Formi il tuo piccolo vivaio. Senza quello non ci sono le basi per crescere. Il cinema è un'industria: devi rendere conveniente girare nella tua regione. Ma è anche arte: è fondamentale stimolare e promuovere i talenti». Guardando alla Sardegna? «Nello specifico non so molto, ero stato contattato anni fa per una commissione, poi non se n'è fatto più nulla».

E se la Regione tace, dall'entourage del  nuovo sindaco di Cagliari in occasione della breve parentesi in città di Steve Della Casa arrivano segnali di interesse. Sarà l'ora della svolta per la neonata film Commission Cagliari? E' troppo presto per dirlo, certamente. Ma che si parli di cinema nel capoluogo o sull'Isola ci fa sicuramente ben sperare.

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