Percorso

"Agorà" di Alejandro Almenàbar

 
''Agorà'' locandinaInterpreti: Rachel Weisz, Max Minghella, Michael Landsdale
Banale ma è sempre bene ricordare che, da che mondo è mondo, mai tanto sangue è stato versato in nome di Dio o degli dei. Nell'ultimo film del cileno Alejandro Almenàbar (il cui cognome suggerisce discendenza ebraica) in nome di Dio e degli dei tutti ammazzano tutti quasi che una vera fede possa sgorgare soltanto dal sangue di tanti morti crudelmente ammazzati.
Un secondo elemento, presente nel film e che rientra nei corsi e ricorsi della Storia, è la distruzione degli scritti quasi che la conoscenza, la curiosità, l'osservazione, l'intelligenza possano andare in fumo insieme con essi. Ma gli scritti, che danno idee, sono pericolosi per chi di idea ne ha una soltanto.
Il terzo elemento è la persecuzione della donna se e quando osa andare oltre il suo ruolo - nella fattispecie codificato da Paolo di Tarso nella Lettera a Timoteo - che non rientrando nei loghia di Gesù non è quello giudeo o cristiano. E neppure quello di altre religioni antiche e attuali.
"AGORA" descrive la fine della tolleranza cultural-religiosa e, soprattutto, della Scuola di Alessandria e della sua preziosa Biblioteca famose nel mondo.
 
''Agorà''E' anche la storia di Ipazia, una donna che ama la Filosofia più della sua vita e che osa scrutare e studiare il firmamento piuttosto che tenere gli occhi modestamente bassi. Malsopportata da tutta la kultur dell'epoca e particolarmente dai cristiani capeggiati da Cirillo, viene lapidata.
Questo, in breve, il succo dell'ultima opera di Almenàbar, un regista non molto prolifico ma che ogni volta riesce a incuriosire e a coinvolgere: in "Agora" inserisce la storia di una donna speciale nella complessa coralità delle vicende (quasi) storiche.
E, tutto sommato, ci riesce.
 
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