Percorso

Ebraismo - A. Matta

"This must be the place" di Paolo Sorrentino

 
''This must be the place'' locandinaL’azione comincia ai nostri giorni, in una Dublino desolata e silenziosa. Cheyenne  è una ex rockstar cinquantenne. Un uomo che si comporta come se ormai avesse vissuto tutto o quasi tutto nella vita. Una grossa carriera alle spalle, una villa meravigliosa, una vita agiata.
Continua a truccarsi e a vestire come se ancora oggi salisse sui palcoscenici a cantare e a fare sognare i fan, il tutto accompagnato da un atteggiamento pragmatico, spaventoso e snob. Un po’ a metà strada tra un Michael Jakson e una Madonna di altri tempi.  Ma guai a chi lo provoca, guai a chi si mette sulla sua strada ridacchiando del suo vestire, dei suoi atteggiamenti, dei suoi modi. Cheyenne è un vero signore disposto a lottare per difendere se stesso, il mondo che rappresenta e anche il mondo da cui proviene.  E’ qui, quando escono fuori di lui tali atteggiamenti, che si comprende  come quella di Cheyenne non sia una depressione , o forse lo è apparentemente. Cheyenne è alla ricerca di uno stimolo da parte del mondo che lo circonda, un mondo che, dopo la sua  gloriosa carriera, gli appare (e appare anche allo spettatore) come spento. 
 
''This must be the place''Questo stimolo giunge non molto tardi, seppure a film oramai inoltrato, quando a Cheyenne giunge la notizia che il padre, col quale non ha mai avuto un rapporto solido,  sta morendo. Sarà questa l’occasione per Cheyenne, di riavvicinarsi alla sua famiglia e al mondo da cui proviene, quello ebraico.  Ma soprattutto, sarà occasione questa per Cheyenne di scoprire, attraverso i diari lasciati dal padre defunto , quanto quest’uomo abbia cercato per tutta la vita di rintracciare uno degli uomini che ha “interrotto per sempre la sua spensieratezza” .
Quest’uomo è un criminale nazista del lager di Auschwitz, resosi responsabile di diversi crimini nel campo di sterminio.
 
''This must be the place''Un Criminale dal quale il padre di Cheyenne, deportato da ragazzino nel campo della morte, ha subito diverse umiliazioni. Per Cheyenne, vuole  continuare l’opera mai compiuta del tutto dal padre ormai defunto , inizia un viaggio. Un viaggio che lo porta  prima a confrontarsi con quella tremenda realtà della Shoah e dello sterminio di un popolo, argomento sul quale Cheyenne non aveva molto letto o approfondito prima di allora, e poi a cercare, costi quel che costi, quel criminale nazista. Nella speranza di riuscire finalmente a fare giustizia.
Un viaggio per gli Stati Uniti, mostrati in questa pellicola un po’ più country e meno vivaci del solito.
 
''This must be the place''Ma soprattutto un viaggio nel quale Cheyenne scaverà dentro se stesso e dentro la sua personalità, una personalità creata da un uomo mai troppo interessato ad approfondire i suoi rapporti col figlio, ma più interessato a portare avanti la sua ossessione per la giustizia nei confronti di sei milioni di innocenti , ossessione che Cheyenne scoprirà solo alla morte del padre. Sean Penn ci riporta in una maniera straordinaria una figura di un novello “Peter Pan” dei nostri tempi (indimenticabile la battuta “Tu Cheyenne non fumi perché sei rimasto sempre un bambino), mai eccessivamente caricaturato. Un personaggio che rompe il suo isolamento col resto del mondo attraverso un viaggio per vendicare un passato che finisce ancora più per allontanarlo dal presente.

Ma  grazie a questo viaggio e a questa sete di giustizia per quel padre al quale Auschwitz portò via l’anima e la spensieratezza , porterà Cheyenne a ritrovare un posto in quel suo io così spento.
 

"This must be the place": vai all'approfondimento di Clara Spada e al consiglio di Elisabetta Randaccio

19 ottobre 2011
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